L'abilità dialettica non è patrimonio di tutti. E non pretendiamo certo che uno chef (o un sommelier, o un ristoratore, o un commis) sfoggino particolari capacità di linguaggio: cosa importa come descrivi un risotto, se quel risotto è il migliore del mondo? Beh, non proprio. Anche nel mondo gastronomico, come in qualsiasi altro settore, il vocabolario periodicamente necessita di un bel repulisti. Stereotipi iper-abusati, cliché stantii, aggettivi che a forza di essere ripetuti hanno perso il significato originario. Ancora più grave, poi, quando a usarli sono gli stessi giornalisti (peccati linguistici, più o meno veniali, di cui tutti ci macchiamo).
Fine Dining Lovers ha stilato una lista di parole che ci siamo stufati di veder infiorettare ogni menù, comunicato stampa o articolo che ci troviamo davanti.
ARTIGIANALE
Tutto è artigianale ormai. Il gelato, soprattutto. Ma anche la birra. E poi il cioccolato, il caffè, le uova e le caldarroste. Una volta evocava l'immagine dell'artigiano che - con amore, talento e pazienza - creava il nostro piatto. Ora l'unica emozione suscitata è lo sconforto. O l'irresistibile tentazione a comprare un becero surgelato industriale.
GOURMET
Idem come sopra. Se non è artigianale, è gourmet. Cosa intendete, esattamente, per pizza gourmet? Una pizza buonissima o, più sinceramente, una pizza margherita che costa sedici euro? Quanto all'hamburger, invece, è facile definire cosa lo renda gourmet: la marmellata di cipolle di Tropea.
SUGGESTIVO
La location (e già viene la pelle d'oca) è sempre suggestiva. Sempre. È la "splendida cornice" 3.0, la cartina di tornasole che ci fa capire se il comunicato stampa l'ha compilato uno sprovveduto stagista pieno di buona volontà ma povero di vocabolario.
PRODOTTI DEL TERRITORIO
Di solito è accompagnato, qualche riga prima o qualche riga dopo, dal famigerato chilometro zero. O da quei simpaticoni degli aggettivi "tipico" e "locale". Qui, forse, è un problema di idea piuttosto che di lessico: ormai qualsiasi sagra o mercato è preso d'assalto da orde di hipster, bramosi di agguantare "Quel formaggio che si trova qui, solo qui e da nessun'altra parte, e puzza così tanto che ci impesterà il frigorifero per settimane, SETTIMANE, hai capito?".
CONTEMPORANEO
Fatevi da parte, voi che avete passato anni a studiare le teorie di Marc Bloch o Lucien Febvre. La storia è stata riscritta da addetti stampa e critici gastronomici, che dietro ai loro Mac ridefiniscono il concetto di contemporaneità: uno stile di cucina può essere contemporaneo, così come l'arredamento di un ristorante o la lista dei vini. Anche la nostra noia è decisamente contemporanea.
DEGUSTARE
Non si mangia più. E nemmeno si gusta, si assaggia, si addenta. Si degusta e basta. Fosse il kebab sotto casa o uno champagne pregiato, è degustare (con tutte le varianti possibili) l'azione che ci definisce come veri esperti.