Davanti alla celebre Campbell soup di Andy Warhol non vi verrà forse l’acquolina in bocca, ma come reagireste se dopo una visita al museo fosse possibile assaporare pietanze così incredibili da sembrare la continuazione dell’area espositiva?
Accade ormai da qualche tempo in diversi musei del mondo, dove il concetto di semplice ristoro dopo o durante la visita è ormai superato. Sì, perché il pasto al museo è curato come se fosse un’opera d’arte, anzi, il pasto stesso è un’opera d’arte.
COREY LEE AL MOMA DI SAN FRANCISCO
Non a caso a prepararlo sono grandi, grandissimi chef. Talvolta si è trattato di esperienze isolate, in puro stile pop-up, ma in alcuni casi l’esperienza è lì per restare - si spera -, molto a lungo.
Al Museum of Modern Art di San Francisco lo chef Corey Lee ha organizzato il menu come se stesse curando una esposizione artistica. Il menu si trasforma in galleria, e nel ristorante In Situ la collezione è ampia e tocca i migliori chef al mondo. Lo stesso Lee ha girato le migliori cucine del mondo per imparare i segreti dei colleghi (lui stesso ha un tre stelle Michelin poco lontano dal museo) e li propone nel suo menu che spazia dai piatti di Bottura a quelli di Adrià.
JANICE WONG A SINGAPORE
Accanto agli chef che, mettendo da parte le proprie creazioni, portano al museo i piatti altrui, ce ne sono molti altri che hanno deciso di cucinare nei ristoranti interni alle aree espositive. A Singapor, la dessert chef Janice Wong, regina della pasticceria mondiale (per due volte Asia’s Best Pastry Chef), ha portato dall’agosto 2016 i suoi esperimenti nel ristorante del National Museum. Dalle pareti (edibili!) ricche di lollipop e boules di cioccolata, fino alle ricette di dim sum e noodles dolci e salati, passando per i suoi dolci più amati (mochi, i gelati ai gusti asiatici), Janice nel suo ristorante aperto da pochi mesi non fa certo rimpiangere il pluristellato che prima di lei ha occupato quegli spazi, Chef Chan ora spostatosi altrove in città.
LA SCENA NORD EUROPEA
Due musei e due grandi chef per l’Europa del Nord: il primo è Petter Nilsson, tra i più amati dalla critica enogastronomica, che dopo una lunga parentesi parigina è tornato nella sua Stoccolma, dove dirige le cucine del ristorante dello Spritmuseum, il museo locale degli spiriti. Il secondo è Joris Bijdendijk, chef del RIJKS®, Rijksmuseum restaurant, che a fine dicembre ha ricevuto la sua prima (e meritata) stella Michelin. I due nordici sono accomunati dallo stesso destino: cucinare all’interno delle aree espositive.
FERRAN ADRIÀ LIKE SALVADOR DALÌ?
Poco più a sud, a Bilbao, il famoso Museo Guggenheim ospita al suo interno un ristorante che fa molto parlare di sé: le cucine con i fornelli a vista del Nerua si possono già scorgere dalla hall futuristica. La forza del ristorante è il suo chef, Josean Alija, pluripremiato e acclamato in tutto il mondo. Un altro spagnolo invece, pur non avendo mai cucinato al museo, è stato osannato con una mostra dedicata alla sua cucina al Dalì Museum di St Petersberg, Florida: a fine 2016 il processo creativo alla base dei piatti di Ferran Adrià è divenuto mostra e i paragoni tra lui e il conterraneo artista sono fioccati.
Chef da museo a New York
Il più alto numero di “chef da museo” è comunque negli Stati uniti, in particolare a New York. Il nome forse più noto è quello del ristorante Untitled all’interno del Whitney Museum, l’area espositiva progettata da Renzo Piano dove oggi lavora lo chef della Gramercy Tavern, Michael Anthony. Sempre nella Grande Mela al MoMa si trova il ristorante The Modern, locale stellato Michelin dove lo chef Abram Bissell prepara i menu che verranno poi serviti nella dining room da cui poter ammirare Picasso e Matisse.