Deregulation alimentare addio. Hamburger, junk food, patatine fritte. Il fast food degli anni '90/2000 si fonda sul perfetto connubio di cibo dal sapore godurioso a un prezzo molto molto contenuto.
Il compromesso era chiaro: ingredienti e preparazioni di qualità dubbia a fronte di un risparmio, di tempo e denaro, da parte del consumatore.
Ma gli ultimi anni hanno visto nascere nuove esigenze, in primis quella di salvaguardare ambiente e salute, che spingono anche i fast food più famosi al mondo a cedere e ad abbracciare menu più sani, a volte perfino dietetici. Pena la crisi dei consumi, che i fast food convenzionali stanno affrontando proprio da qualche anno.
Addio al solito e vecchio hamburger dunque?
IL NUOVO MCDONALD'S CON QUINOA E VERDURE
McDonald’s non cambierà certo il suo core business dall’oggi al domani, ma la ristrutturazione è ufficialmente iniziata. Il colosso dei fast food ha aperto ad Hong Kong una nuova sede, dal nome Next, dove punta su insalate, quinoa, ananas e piatti preparati sul momento. Anche gli interni si adeguano e si muovono su standard totalmente diversi: addio plastica, benvenuto design minimal da grande ristorante. E l’hamburger? No, non è sparito, però si sceglie come riempirlo ed abbinarlo.
Ma Hong Kong è solo la punta dell’iceberg. McDonald’s è stato costretto a rivedere le sue politiche in un mercato sempre più competitivo dove il cambiamento è necessarioe per sopravvivere e adeguarsi al target prediletto, quello dei Millennial - 20enne/30enne - che, forse saturi di merendine, zuccheri e panini grondanti di salse, in età più adulta si rifugiano nel mondo di cibi più nutrienti.
I menu "sani" e l'attenzione alle calorie sono aspetti su cui stanno lavorando anche altre famose catene americane, come Subway: proposte vegane per panini che promettono meno di 250 calorie per 160 g di prodotto. La conta delle calorie è una faccenda seria in Usa, dove quasi tutte le catene di ristoranti, soprattutto i fast food, espongono ormai la tabella con i valori nutrizionali, calorie e grassi compresi.
E sulla qualità? Il lavoro è probabilmente ancora lungo, certo.
Ma la metamorfosi di McDonald’s e simili non anticipa nessun trend, anz, è solo sintomo di adeguamento. Il proliferare di catene che mettono in primo piano pranzi gustosi ma meno grassi è ormai un dato di fatto.
Prendete Lyfe Kitchen ad esempio; la catena americana ha diversi locali in tutti gli Stati Uniti e propone cibo di qualità con molte proposte vegane e senza glutine. I pasti qui hanno tutti meno di 600 calorie, e le derivazioni tex mex sono equilibrate con una valanga di avocado, verdure e frutta.
Fra i più famosi c'è Pret a Manger, caffetteria e locale per il pranzo da mangiare in loco o portare a casa: prezzi medi, qualità anche.
Ancora una piccola realtà quella di Sweetgreen, salad bar con più di 30 sedi che cresce del 50% ogni anno e propone insalate su misura per ogni cliente e ingredienti che provengono da fattorie biologiche e certificate.
E in Italia? Milano sicuramente guida la tendenza al mangiar sano. I fast food americani vecchia maniera affascina ancora il Bel Paese, non c'è che dire, ma le logiche ristorative sono sempre state molto diverse.
Vicini al concetto di fast food sano c’è Viva, con tre sedi meneghine e un servizio di consegna a domicilio. Green oriented, con insalate, zuppe, smoothie e centrifugati, il sogno per chiunque decida di passare la pausa pranzo fra le vitamine piuttosto che fra i panini grondanti di olio.