Si chiama Foraging ed è la nuova tendenza che, direttamente dall’America, sta spopolando non solo tra gli chef ma anche in ambito di mixology. Il nome moderno e modaiolo fa pensare subito a qualcosa di estremamente innovativo, ma, in realtà, si tratta di una pratica remota di cui si parla da ormai diversi anni.
In cosa consiste il Foraging
Altro non è che l’attività alimentare più antica del mondo, ampiamente praticata da animali e popolazioni primitive già ai tempi ancestrali, che consiste nella raccolta di erbe e frutti selvatici cresciuti spontaneamente nei boschi, da utilizzare per uso alimentare o curativo.
Dopo essersi dedicati per diverso tempo ad agricoltura ed allevamento, gli uomini hanno deciso di ritornare alla raccolta delle radici, da impiegare non solo in ambito culinario ma anche nella preparazione di drink.
I vantaggi del Foraging
Innanzitutto, si tratta di alimenti completamente naturali che crescono in ambienti incontaminati in maniera del tutto spontanea. Senza dubbio ricopre anche una certa rilevanza il tempo, l’attenzione e la cura, che i raccoglitori dedicano a questa attività.
La diffusione del Foraging in Italia
Il Foraging, in Italia, ha sempre avuto un certo seguito e non è mai stato abbandonato del tutto, tant’è vero che nelle regioni alpine ed appenniniche, da sempre vengono raccolte erbe selvatiche, piante e fiori utilizzate poi in cucina per preparare piatti gustosi e genuini con ottime proprietà nutrizionali.
Le vere novità arrivano però dai paesi nordici, la cui cucina ha inserito alimenti abitualmente poco considerati facendo conoscere ed evidenziando ottime proprietà di alcune radici fino ad oggi sconosciute. Dalle ortiche con cui preparare il risotto, alla corteccia di betulla da impiegare nella realizzazione del pane, passando per i licheni utilizzati per insaporire la birra o la grappa fino a alle bacche di rosa canina o i fiori di sambuco usati per tisane e sciroppi.
Alcuni la considerano solo una moda destinata a passare ma, poco a poco, il Foraging ha allargato i suoi orizzonti raggiungendo anche il mondo della miscelazione e dei bartender.
Il Foraging di Wood*ing
In Italia la prima a svelare i segreti del Foraging e ad allargare l’impiego di piante, erbe e frutti selvatici anche in ambito di miscelazione è stata Valeria Margherita Mosca, etnobotanica, che a Desio, a pochi chilometri da Milano, ha creato Wood*ing.
Si tratta di un laboratorio di ricerca e sperimentazione che, coinvolgendo una squadra di chef, agronomi, tossicologi erbalisti e anche bartender, studia, in maniera straordinaria, il modo in cui utilizzare le piante che abbiamo intorno, riscoprendo usi e segreti del passato ormai dimenticati e sperimentandone di nuovi.
Dagli studi e dalle ricerche del laboratorio Wood*ing, Valeria Margherita Mosca ha scritto un libro interamente dedicato all’utilizzo di piante ed erbe spontanee in ambito di miscelazione: Wild Mixology. Trenta ricette originali, veri e propri spunti, che suggeriscono un nuovo modo d’intendere la miscelazione e che supportano il bere salutare che sostiene anche l’ambiente.
Non solo un ricettario ma anche un manuale tecnico che racconta, in una sezione dedicata, le tecniche di fermentazione e lavorazione di piante, erbe e frutti selvatici che si abbinano bene all’arte della mixology.
Inoltre, ogni ricetta è introdotta da un racconto che prendendo il lettore per mano, lo conduce in un piccolo viaggio immaginario immerso tra fiori, foglie, radici, licheni e erbe selvatiche con cui aromatizzare i drink.
L’obiettivo di Valeria Margherita Mosca è quello di divulgare tra i bartender italiani e internazionali una nuova cultura della miscelazione a favore di una forma di bere che sia sostenibile ed anche intelligente.