Crescione, rucola, acetosella, amaranto, germogli di pisello... piantine dall'aspetto delicatamente fresco, che richiamano alla mente immagini di verdi distese e profumo di sole. Esattamente l'opposto di ciò a cui rimanda l'idea di un bunker bellico, chilometri di gallerie sotterranee in cui a nascondersi è innanzitutto la luce, e la vita che porta con sé.
Nel cuore di Londra, dove tutto accade, le due immagini si sono unite. La loro sintesi si chiama Growing Underground, progetto che ha visto la luce grazie al crowdfunding e altri investitori, pronti a scommettere i propri soldi – oltre un milione di euro sulla coltivazione di insalate ed erbette nelle profondità dei rifugi antibomba di “Big Smoke”. Proprio così: per decenni la capitale del Regno ha vissuto, pianto, riso, fatto affari, calpestando quei tunnel che risalgono agli anni '40 del secolo scorso, senza più badare alla loro esistenza né tanto meno trovare loro una nuova destinazione d'uso.

L'INIZIO
Steven Dring e Richard Ballard avevano un'idea: crescere e vendere microvegetalia foglia verde in un contesto di agricoltura urbana, in scala commerciale. Cercavano uno spazio in affitto: ne hanno trovato e scelto uno molto, molto, particolare...Nello specifico, l'agricoltura sotterranea avviene attualmente nel tunnel scavato sotto Clapham High Street, indaffarata ex via militare romana nell'omonimo distretto nel sudovest della metropoli. Ma come è possibile crescere il basilico 33 metri sotto il suolo? Grazie alla rivoluzione avvenuta con le tecnologie a LED, che con la loro luce rosa e le invenzioni ad hoc per adattarli ai bunker illuminano e scaldano le piantine alla perfezione. E grazie ai progressi dell'idroponica, la tecnica di coltivazione fuori suolo.
I VANTAGGI ...
Si tratta di un ambiente controllato al computer: luce, aria, temperatura, nutrienti...Non solo funziona, ma è anche sorprendentemente ecologico, tanto che l'azienda può dichiararsi “carbon-neutral” al 100%. L'idroponica, innanzitutto, usa circa il 70% in meno d'acqua rispetto alla coltivazione in campo aperto. I materiali usati sono possibilmente di riciclo, come i tappeti su cui crescono le piantine. Per non parlare dei pesticidi e dell'inquinamento: lì semplicemente non arrivano. L'ambiente è incredibilmente privo di tutto ciò che ammorba la frutta e la verdura che cresce a cielo aperto, e le procedure “stile laboratorio” sono studiate in modo da evitare qualsiasi “contaminazione”. Dulcis in fundo, si tratta di un'agricoltura decisamente a chilometro zero: la “Sangria di radicchio” piuttosto che il prezzemolo e il sedano vengono consegnati nel giro di quattro ore nelle mani dei clienti. Che, manco a dirlo, contano già ristoranti stellati e chef vip. Uno di loro, Michel Roux Jr., è per l'esattezza partner nel progetto.

... ANCHE ECONOMICI
Il tutto, a un prezzo competitivo rispetto a ciò che cresce “sopra”. I “campi coltivati” sottoterra, che nulla hanno da temere dal cambio di stagioni e dai capricci del tempo, per ora occupano meno di un tunnel, e possono produrre tra i 5.000 e i 20.000 chili di erbe commestibili all'anno, con un potenziale giro d'affari di 1.8 milioni di euro. Nelle viscere di Londra ce ne sono altri sei da utilizzare: l'azienda ha già intrapreso un altro round di crowdfunding per espandersi e, anche a questo giro, la “rivoluzione agricola” pare procedere con grande successo.