Anche se la corsa a ostacoli per i ristoratori continua, non si è perso l’entusiasmo di lanciarsi in nuove avventure. Roma è in fermento e si segnalano diversi nuovi indirizzi che hanno tagliato il nastro in questo primo trimestre dell’anno. Le nuove aperture a Roma della primavera 2022 vedono il faro puntato su chef con esperienze stellate, giovani promesse e format consolidati che aprono nuovi punti vendita. Per chi non le avesse ancora provate, sono le novità che allieteranno la primavera del 2022.
Pulejo
È una delle aperture più attese della capitale. Per il taglio del nastro del progetto da solista dello chef Davide Puleio c’è una data: 31 marzo 2022. Romano di origini, Puleio vanta esperienze internazionali che vanno dal Noma di Copenaghen a L’Alchimia di Milano, dove si è appuntato la stella Michelin sulla giacca. Per il suo ritorno a casa, ha scelto il quartiere Prati, in via dei Gracchi, dove promette un’accoglienza da salotto di casa e una ristorazione essenziale, ma elegante nei gusti.
Piatti di semplice comprensione (ma naturalmente con tanta tecnica in cucina), come la Tartare di peperone, una versione veg del battuto di carne; il Risotto Mi-Ro (Milano-Roma, come il cocktail), con zafferano e coda alla vaccinara, che è un piatto che lo accompagna dai tempi de L’Alchimia e che mescola i due capolavori delle rispettive cucine tradizionali; i ravioli al pomodoro con crema di latte al midollo e misticanza con olio alla senape, che riprende il concetto dei tortellini con la panna.
Pulejo
Via dei Gracchi, 31
53 Untitled
Cecilia Moro foto Alberto Blasetti
Due donne e un destino: quello di far divertire mangiando e bevendo bene. È questo il riassunto di 53 Untitled, il nuovo “tapas concept” a un passo da piazza Navona. Anime del progetto sono Cecilia Moro, chef romana trentenne formatasi fra Italia e Francia. Esperienze variegate, che spaziano da Pascucci al Porticciolo a Fiumicino ad Alciati in Piemonte, da Alice a Milano con Viviana Varese, fino a un’esperienza alla Chévre D'Or ad Eze. Un viaggio a Valencia è stato l’epifania: Roma aveva bisogno di un tapas bar, dove trovare una cucina romana rivisitata con grazia, accostamenti fusion con solide basi nella tradizione. L’incontro in tempo di pandemia con Mariangela Castellana ha fatto il resto, rendendo reale il sogno. Appassionata di vino e sommelier, Mariangela dà un quid in più alla sala consigliando i giusti pairing.
A eccezione dei primi piatti, quasi tutto il menù si può ordinare in versione tapas. In alternativa ci si può affidare ai percorsi di Cecilia. Fra i piatti da non perdere, gli Agnolotti del plin al fazzoletto ripieni di salsa all’amatriciana (omaggio romanizzato a Ugo Alciati), i ravioli cinesi con coda alla vaccinara, il carciofo alla giudia rivisitato.
53 Untitled
Via del Monte della Farina, 53
Goody 1976
Per i romani questo nome non è nuovo, ma proviene da un ricordo che ha a che fare con la musica. Goody in via Flaminia è tuttora l’indirizzo giusto per chi è alla ricerca di un vinile, un tempo era anche studio di registrazione, anche se nello stesso spazio oggi c’è una cucina. “Le vendite dei dischi si sono spostate per lo più online, così non avevamo bisogno di tutto questo spazio per l’esposizione”, spiega il patron Claudio Donato, già socio del Goa e di Madeleine. La parte musicale si è quindi ridotta, lasciando spazio a un indirizzo che ci voleva in questo quadrante piuttosto sguarnito dal punto di vista gastronomico, a un passo da piazza del Popolo.
Il risultato è un diner all’americana, aperto a partire dall’appuntamento della colazione, caratterizzato da ottimi cornetti sfogliati dalla pastry chef Giorgia Roscioli (stage da Le Levain e Le Carré François ed esperienze anche nella pasticceria da ristorante fra Convivio, Retrobottega e Pianostrada). Nel mezzo una proposta salata più o meno veloce, dal panino con pastrami all’hot dog, dalle paste fatte in casa alle insalate, passando per secondi scottati alla plancia. Di rigore lasciare un po’ di spazio per i dolci di Giorgia, che ha pensato a una lista dei dessert che scava nella tradizione italiana, fra tiramisù e bicchieroni di crema pasticcera, oppure una golosissima torta della nonna con pinoli tostati croccanti da bis.
Goody 1976 Bar Deli Restaurant
Via Flaminia, 23
Dogma
Gabriele Di Lecce e Alessandra Serramondi foto Andrea Di Lorenzo
Giovani, neanche trentenni, e già sposati con un ristorante. Loro sono Gabriele Di Lecce e Alessandra Serramondi e a febbraio 2022 hanno aperto Dogma, nel quartiere San Giovanni a Roma. Lui ha esperienze importanti, fra le cucine di Lele Usai a Fiumicino e quella di Anthony Genovese al Pagliaccio, nonché un passaggio nel tristellato Alléno Paris. “Il filo conduttore di tutti i miei piatti è il passaggio sulla brace, ma anche la grande attenzione alle materie prime e alla loro trasformazione”, dice Di Lecce.
La sua è una cucina di mare, ma anche di vegetali, non senza un’attenzione particolare a pane e dolci, che sono tutti fatti in casa, con farine selezionate e macinate in un piccolo mulino casalingo. I piatti alternano ricette più creative a ritorni agli anni Ottanta, come gli Spaghetti alla chitarra e pesce da zuppa (dal gusto retrò, ma con una lavorazione contemporanea), oppure il pesce del giorno cotto alla brace e servito nella fiamminga. Concorrenziale – se non anticrisi – il prezzo del menù degustazione, che viene proposto a 40 euro.
Dogma
Piazza Zama, 34
Don Pasquale
Siamo a un passo da Fontana di Trevi, in quello che per nove anni – quelli di maggiore produzione artistica – è stata la residenza di Gaetano Donizetti. È per questo che il ristorante dell’hotel Maalot prende il nome da uno dei suoi capolavori. La famiglia è la stessa dell’hotel Vilòn, che con il suo bistrot Adelaide, accontenta sia gli amanti della mixology che quelli della buona cucina. Nonché gli estimatori dell’home decor: qui nulla è lasciato al caso e l’arredamento è un gioco di eclettismi.
Anche dal punto di vista gastronomico ci si diverte con una proposta eclettica, in un ristorante all day dining che è quasi un club, cocktail room inclusa. Il ristorante è affidato a Domenico Boschi, che ha nel dna le origini amatriciane e si diverte a giocare con gli evergreen della romanità, come il baccalà e il carciofo, che si incontrano in ensemble in due piatti: un preludio (le portate strizzano l’occhio all’opera) di Carciofo alla romana, baccalà mantecato e bottarga d’uovo e un Secondo Atto a base di Baccalà fritto e carciofi.
Don Pasquale
Via delle Muratte, 78
Quartino
Marco e Giacomo Wu hanno iniziato con l’import-export Italia-Cina. Prima era più import, poi da quando hanno iniziato a spedire vino dall’Italia verso la Repubblica Popolare si sono specializzati in questo settore, fino ad aprire un’enoteca in piena Piazza Vittorio. Qualche mese fa l’illuminazione: perché non mettere dei tavoli e aggiungere una proposta food per incentivare il consumo di vino al tavolo? Ed ecco che nasce Quartino, forte anche dell’esperienza di un’altra enoteca con cucina della stessa proprietà, Astemio a Monti.
La cantina vanta una selezione di 2000 etichette di qualità e il pregio è che il prezzo – più che corretto, anche in modalità mescita – si vede direttamente sui collarini delle bottiglie, viene servito al tavolo al costo di enoteca e l’abbinamento food segue la stessa logica della proposta enoica: prodotti di altissima qualità, con poche manipolazioni e l’obiettivo di proporre una cucina onesta, che assolve egregiamente al suo compito di fare da spalla ai vini.
Quartino
P.za Vittorio Emanuele II, 103
Cioccolateria Velt
A neanche 25 anni la cioccolatiera Livia Tommasino, che ha inaugurato una golosa boutique con laboratorio in zona Marconi, sta facendo impazzire i foodie della capitale. Cominciamo dal nome, Velt, che è l’acronimo dei suoi genitori, Vito ed Emilia, più le lettere del suo nome. Un omaggio a chi l’ha sostenuta nel percorso per diventare maître chocolatier, passato per la scuola della Cast Alimenti. Quello di Velt è un laboratorio all’avanguardia, dotato di una termoformatrice grazie alla quale si applica una tecnica di stampaggio di materie plastiche a caldo, nonché di una stampante 3D per dare tridimensionalità al cioccolato.
Non solo tecnologia, però, perché il gusto è il primo obiettivo e per questo Livia ha scelto di lavorare solo cioccolato Valrhona e di alternare alla produzione delle praline anche quella delle monoporzioni e di altri golosi prodotti come il liquore al cioccolato.
Cioccolateria Velt
Via Oderisi da Gubbio, 246
Mignon alle Mura
Ha aperto alla fine di gennaio ed è un ottimo segno per la stazione Termini, che oggi appare come un grande cantiere, ma che dopo i contraccolpi della pandemia spera di rimettersi in carreggiata al più presto. Mignon è lo spazio bar-pasticceria che ha riaperto la vista sul cosiddetto dinosauro (il profilo delle vetrate della stazione) e sulle Mura Serviane, fino a pochi mesi fa coperte da uno store di articoli sportivi.
Già presente a Milano e Torino, sempre in stazione, Mignon è un concept che porta da Napoli il meglio della pasticceria partenopea (finalmente un posto dove comprare le sfogliatelle senza dover prendere un treno!) e che in un ambiente discreto offre ristoro fra panini, insalate e il banco pasticceria.
Mignon alle Mura
Stazione Termini – atrio biglietteria (ingresso piazza dei Cinquecento)
Mama Eat Ponte Milvio
“Se lo mangia mia madre, va bene per tutti”. Nasce così Mama Eat, dalla passione per il buon mangiare e per la cucina della famiglia Zeccolini. La mamma è celiaca e ha aperto la riflessione a partire dal locale di Trastevere: come accontentare gruppi variegati, in cui ci sono degli intolleranti? La risposta è con due cucine e un solo menù: in pratica i piatti sono gli stessi e bisogna solo ordinarli gluten free o meno.
Mama Eat è a Trastevere e Borgo Pio e sta aprendo la terza sede a Ponte Milvio: data ufficiale 30 marzo 2022. Loro sono napoletani e ci si può fidare anche per una discreta pizza gluten free. Meritano l’assaggio la genovese e la pasta e patate. Non sono da meno, magari da condividere, i crocché da ben 25 centimetri, con panatura gluten free adatta a tutti.
Mama Eat Ponte Milvio
Viale di Tor di Quinto, 21
Il Maritozzo Rosso
L’indirizzo a tutto maritozzi fa il bis, aprendo il suo secondo punto vendita in zona Prati, a un passo dal Palazzaccio. Si sono fatti conoscere soprattutto per le loro versioni salate, in più di 30 ricette, anche se uno classico con la panna bisogna sempre assaggiarlo.
Immancabile il Maritozzo Carbonaro, che unisce due capisaldi della cucina romana, come sono molti i piatti della tradizione che si ritrovano nelle farciture, così come idee più estrose oppure omaggi ad altre ricette regionali.
Il Maritozzo Rosso
Via Pietro Cavallini, 25