Quando il ristorante simbolo di un quartiere chiude dopo dieci anni di attività, è inevitabile fermarsi a guardare curiosi i lavori di cantiere al ritorno a casa per capire che locale sorgerà. Primo al Pigneto, che vi piaccia o no, non c’è più. Ma al suo posto è arrivato Sant’Alberto, pizzeria contemporanea e liquoreria come una volta. Non è andata così male.

Sant’Alberto è il santo patrono della pizza. Di questo locale dall’arredamento semplice ma di gusto, come impone la nuova ristorazione, se n’è fatto un tempio da 90 coperti divisi tra sale e una veranda che affaccia sul passeggio pedonale.
All’ingresso ad accogliervi il lungo bancone dove spiccano bottiglie di liquori delle più rinomate, classici della mixology e cocktail su misura per il cliente. Un lavoro di ricerca che vede coinvolto in prima persona il barman Federico Tomasselli, capace come sempre di riassumere alla perfezione storia, curiosità e tecnica in un bicchiere.

Ma veniamo alle pizze, le naturali protagoniste del locale. Quattro tipi di pizza: la romana scrocchiarella, la napoletana con il cornicione alto, la napoletana con impasto integrale e il Pizzapane, variante soffice da condividere con gli amici. Un modo brillante di mettere d’accordo tutti: quello che le accomuna sono l’impasto di lievito madre e l'attenzione alla giusta temperatura, in grado di rendere qualsiasi scelta una scelta ad alta digeribilità.
Da una parte ritroviamo la classicità della pizza bassa romana e di quella a cornicione morbido napoletana, senza tralasciare la ricerca di gusti nuovi che vanno dal sofisticato allo smaccatamente goloso, tutte con ingredienti di prima qualità. C’è la Margherita (6 euro), ovvio, ma ci sono anche una Diavola con ventricina (7 euro) e un'Amatriciana rossa e Gricia bianca (7,50 euro). E poi la 2 Pomodori, con base di pomodorino giallo del Vesuvio e pachino, o la Bianchina, con prosciutto cotto alla brace e fiordilatte (7,50 euro).
Dall’altra parte, invece, c’è qualcosa di piuttosto nuovo: la Pizzapane, pensata minimo per due persone, che viene già tagliata e farcita con topping uno più godurioso dell’altro.
Ritorna il concetto di condivisione, ma in un impasto rivisitato. Sofficissima e alta, viene servita nel rispetto del buon mangiare con Pastrami e composta senapata di peperoni (17 euro) o alla Veneta con lingua bovina e salsa verde (16, 50 euro). Altrimenti, se volete qualcosa che urli semplicità ma vi faccia venire voglia di un altro morso mentre avete ancora quello prima in bocca, l’Andria con stracciatella di burrata, capperi, pomodori con olive e alici (16,50 euro) sarà felice di farvi felici.
Ah, e non dimenticatevi gli antipasti, i fritti doverosi quando si esce per una pizza. Qui, tra i vari supplì, il consiglio è di provare il Timballo fritto di bucatini cacio e pepe. Provate a immaginarlo per capire di cosa sto parlando.

Per il bere - dall’aperitivo al dopocena, ma perché no, anche durante - ci pensano Federico e Jovica Todorovic. Cocktail su misura, studiati per i gusti personali e per valorizzare le bottiglie di liquori del posto. Americano con chinotto, sentori di antichi aperitivi con Rabarbaro Zucca o l’amaro Sant’Alberto da usare come digestivo finale a base di erbe, scorze di arancia e di mandarino. Se invece è la birra la vostra compagna preferita sul tavolo, niente paura: oltre alla classica Reale e all’Enkir Birra del Borgo propone una bionda su misura, la Sant’Alberto, con un amaro e un acidulo perfettamente bilanciati per rinfrescare il palato dopo un morso.
Dopo Ercoli, Porto Fluviale, La Pariolina, Ciclostazione Frattini e (da pochissimo) Rosti, Dany di Giuseppe e Gino Cuminale hanno fatto centro un’altra volta. Nel pieno della vita di un quartiere che non vuole dormire mai, multietnico e spensierato, hanno aperto forse l’unica cosa che mancava davvero.
Una pizzeria 3.0.