Varcare la soglia di HandMade significa immergersi in una dimensione in cui l’essenzialità diventa un linguaggio. L’atmosfera è raccolta, rilassata, mai artefatta: materiali lignei e superfici chiare dialogano con tocchi di verde, trasmettendo un senso di naturale discrezione che si riflette anche nella tavola. La sala, dominata da una compostezza volutamente sobria, riesce comunque ad accogliere con calore chiunque sia disposto a lasciarsi raccontare da piatti che evitano fragori scenografici, privilegiando invece una bellezza misurata nei dettagli. La mano di Davide Boggian imprime allo spazio e alla cucina una riconoscibile coerenza. La sua filosofia trova espressione nella scelta costante di ingredienti di stagione, resi protagonisti senza mascherature: è la materia prima a dare struttura ai menu, valorizzata da preparazioni che puntano all’autenticità, senza inutili orpelli. Si percepisce un intento preciso: riportare il gesto artigianale al centro della scena, facendo sì che ogni preparazione riveli, senza eccessi, il carattere di ciò che la compone. La cucina parla così di stagioni e territori, lasciando emergere la trama vivida e netta dei sapori. Alcuni piatti, serviti con una presentazione essenziale ma curata, puntano sull’equilibrio cromatico e su una sobria eleganza: un filetto di pesce leggermente dorato adagiato su una crema chiara, qualche erba fresca a sprigionare profumi vegetali, una foglia croccante che suggerisce il passaggio dell’autunno. Non una dichiarazione d’intenti, ma la continuità di una cifra precisa, che si affida alla trasparenza e al rispetto dei ritmi naturali. Non è una cucina che cerca mode o risonanze internazionali; piuttosto, ripropone la tradizione aggiornata da una ricerca di rigore e pulizia gustativa. Nella selezione delle ricette si avverte la volontà di evitare inutili manifesti, lasciando che sia ogni portata a raccontare, attraverso tempi e temperature misurati, una storia di equilibrio. L’esperienza presso HandMade, in definitiva, si gioca tutta su consistenza, precisione e la capacità di conservare uno sguardo autentico sulla contemporaneità gastronomica.
