Un mondo raffinato e sorprendente attende chi varca la porta del Nottingham Forest, dove la mixology si fonde con il gioco percettivo e il piacere della scoperta sensoriale. L’ambiente richiama atmosfere quasi esotiche, con un arredamento che mescola legni scuri, dettagli etnici, vetrinette piene di oggetti curiosi e luci soffuse che rimbalzano su specchi antichi: qui, la percezione si espande come la gamma cromatica di un drink ben preparato. Ogni dettaglio, dalla selezione di ingredienti alle forme inconsuete dei bicchieri, sembra progettato per stimolare la curiosità anche dell’ospite più esperto. Al bancone, il lavoro di Dario Comini e Toni Grimaldi si svela nel bilanciamento preciso di tecnica e creatività: la loro interpretazione della mixology si radica nella volontà di reinterpretare la tradizione con spirito scientifico, ma senza mai perdere il senso del gioco. Non c’è una separazione rigida tra cucina e bar; il confine sfuma in esperienze che trascendono la mera preparazione del cocktail. I profumi di spezie, erbe e agrumi colpiscono il naso prima ancora che la prima sorsata sorprenda il palato con combinazioni inattese di texture e temperature. Il menu non si limita a proporre drink classici: ogni proposta è una tessera di un mosaico in divenire, dove fermentazioni casalinghe, infusioni e gelificazioni prendono il posto delle tecniche tradizionali. L’evoluzione è continua, quasi che ogni drink fosse la tappa di una ricerca che non conosce soste. La filosofia portata avanti dai titolari si traduce in una ricerca incessante di nuovi ingredienti e metodi, spesso nati da contaminazioni con la gastronomia internazionale e la cultura scientifica. Il Nottingham Forest sa incuriosire anche attraverso la presentazione, con bicchieri che ricordano alambicchi, vapori aromatici che si liberano al tavolo e giocosi accenni al laboratorio di un alchimista. In questo spazio, la mixology diventa un linguaggio esperienziale: nulla è mai dato per scontato, nemmeno per il visitatore più smaliziato, perché la sorpresa risiede proprio nell’imprevedibilità di un gusto, nella luminosità inaspettata di un colore o nella soavità di una texture. Una serata trascorsa qui è un viaggio nell’essenza più sperimentale della gastronomia liquida.