Varcare la soglia di Su Gologone significa entrare in un mondo dove la Sardegna racconta di sé in ogni minimo dettaglio. L’ambiente evoca immediatamente la ruralità elegante di un’antica dimora isolana, con pareti di calce bianca dipinte da ceramiche colorate e tessuti artigianali, che punteggiano la sala di sfumature calde e accoglienti. Gli arredi, in legno scuro e linee semplici, trasmettono un senso di autenticità che si riflette anche sulla tavola, dove i piatti sono curati con sobria raffinatezza, mai leziosi, sempre capaci di attrarre già dallo sguardo.

Il percorso gastronomico proposto esprime un legame profondo tra identità locale e materia prima. Il pane carasau arriva in tavola croccante e leggerissimo, la sua fragranza appena sfornata apre il palato all’esperienza che segue. Sulle ceramiche, salumi stagionati e formaggi di produzione artigianale, selezionati nei piccoli caseifici di montagna, sorprendono per la purezza delle note latte e la varietà delle stagionature. Negli antipasti e nelle zuppe si percepisce la stagionalità, giocata fra vellutate di legumi antichi e ortaggi raccolti nei campi intorno a Oliena: ogni forchettata riporta ai profumi della macchia, con sentori di timo, rosmarino e finocchietto selvatico.

Nel panorama dei primi piatti, la pasta fatta a mano rappresenta un caposaldo, realizzata secondo gesti trasmessi di generazione in generazione. L’impasto, lavorato a lungo, si fonde con condimenti che rendono omaggio alla terra, come sugo di agnello e formaggi intensi, offrendo consistenze avvolgenti e sapori profondi. Tra i secondi, la carne di pecora cotta lentamente colpisce per la semplicità della preparazione, dove il tempo e le erbe spontanee sono gli unici veri protagonisti.

La chiusura è affidata a dolci che parlano di tradizione contadina: piccoli bocconi di pasta di mandorla o crostate al miele locale, serviti su stoviglie dai colori terrosi che conducono in un viaggio sensoriale dalla campagna sarda direttamente al palato. In ogni piatto, la filosofia della casa si traduce in un rispetto rigoroso per la memoria del territorio, con la volontà di preservare gesti e sapori, rinunciando a contaminazioni superflue e mantenendo sempre al centro l’equilibrio fra autenticità e misura.