Attraversando la soglia di Ai Campi di Marcello, si viene accolti da un ambiente sobrio, in cui la luce naturale si riflette sulle superfici in legno chiaro e sulle linee pulite di un arredamento essenziale. Lo spazio comunica un senso di calma e raccoglimento, invitando a concentrare i sensi sulla cucina, vero fulcro dell’esperienza.
Nella filosofia di Denis Pedranzini, il gesto creativo è inseparabile da un attento ascolto degli ingredienti. Il menu, rigorosamente stagionale, valorizza i prodotti locali senza cedere a forzature: ogni piatto nasce come una sintesi tra tecnica e rispetto della materia prima. Non si cerca l’effetto sorpresa con abbinamenti arditi, quanto piuttosto una coerenza di gusti, dove ogni sapore viene lasciato libero di esprimere la propria identità. La scelta degli elementi in carta, che varia con il ritmo delle stagioni, riflette un principio di autenticità e una volontà di lasciar parlare il territorio—a partire dagli ortaggi, talvolta appena raccolti, fino ai pesci selezionati dalle vicine coste adriatiche.
I dettagli fanno la differenza: la disposizione ordinata dei piatti, le cromie decise ma mai eccessive, la delicatezza nei profumi che anticipano l’assaggio. La cucina predilige cotture attente e presentazioni che non sovrastano il contenuto, ma lo esaltano. La consistenza delle paste fresche, il gioco misurato tra acidità ed elementi aromatici, accompagnano ogni boccone, senza inutili sovrastrutture.
L’atmosfera resta intima e raccolta. Il sottofondo di conversazioni discrete si mescola ai profumi di erbe fresche, agli accenni di mare o di terra che emergono dalle portate. L’impressione duratura non è quella di un’esperienza effimera, ma di una sapiente esecuzione che invita al ritorno, per cogliere nuove sfumature. Denis Pedranzini definirebbe il proprio stile attraverso una ricerca sottile della trasparenza: preferire la riconoscibilità degli ingredienti e la loro armonia piuttosto che ricorrere a trasformazioni spettacolari.
Ai Campi di Marcello si distingue per una cucina che non ostenta, ma si lascia scoprire poco a poco, mantenendo sempre l’equilibrio tra inventiva e radicamento, tra sensibilità tecnica e desiderio di autenticità.