Entrare da Antichi Sapori significa immergersi in un ambiente che trasmette la quiete della campagna pugliese, con pareti di pietra chiara e dettagli rustici che raccontano il legame con la tradizione agricola locale. La scelta degli arredi sfiora la semplicità contadina, ma lascia spazio a una discreta cura del particolare: tavoli in legno massiccio, tendaggi dai colori terrosi, luci soffuse che invitano alla conversazione e alla scoperta dei profumi che arrivano dalla cucina.
Il menu firmato da Pietro Zito, con la collaborazione di Nicola Di Nunno, si affida a una selezione rigorosa di ingredienti che parlano la lingua del territorio. Nessuna corsa alle mode, nessuna sovrastruttura: qui, la stagionalità è regina e ogni piatto sembra tradurre l’andamento dei raccolti. Il pane a lievitazione naturale arriva ancora caldo, con la crosta dorata che si spezza rivelando una mollica fragrante. Le verdure dell’orto, semplicemente condite o esaltate in preparazioni come le melanzane arrostite o il purè di fave, offrono sapori netti e una consistenza che non tradisce mai la materia prima.
Non è una cucina che rincorre la sorpresa, ma una che si lascia ricordare per il suo equilibrio. I profumi intensi dell’olio extravergine, le erbe aromatiche appena tagliate, la dolcezza naturale dei pomodori nei sughi lenti: ogni elemento è lasciato parlare, senza forzature. L’approccio di Zito ricorda quello di chi conosce a fondo la propria terra e preferisce ascoltarla, più che reinventarla. La mano dello chef non si vede mai: quel che arriva in tavola rivela rispetto, attesa, misura.
La presentazione dei piatti rispecchia questa filosofia, affidandosi a una sobrietà naturale, senza eccessi di stile. Gli impiattamenti sono puliti, i colori vivi e autentici, come in un quadro che non ha bisogno di essere spiegato. Ciò che resta è la memoria di un’esperienza che profuma di grano, di timo, di terra bagnata dopo la pioggia; un percorso gastronomico che trova il suo punto di forza nell’essenzialità, in un dialogo silenzioso tra cucina e territorio.