Spingendo la porticina di Rovello 18, si viene subito accolti da un ambiente dove la discrezione domina: legno caldo, tovaglie bianche impeccabili e quadri dal gusto misurato definiscono una sala che esprime un’eleganza mai ostentata. La luce soffusa contribuisce a creare un’atmosfera intima, ideale per una cena ispirata alla conversazione quanto alla scoperta culinaria. Qui, la cucina italiana non si piega alle mode né cerca risvolti spettacolari; preferisce piuttosto lasciare spazio a un’esperienza lineare ed essenziale, in cui ogni dettaglio appare studiato e calibrato.
Michele De Liguoro guida la cucina con una filosofia incentrata sulla valorizzazione delle stagioni e sulla fedeltà ai gusti originari. Per lui, riportare al centro l’ingrediente e preservarne la purezza strappa via gli eccessi e restituisce profondità ai piatti. Il menu parla un linguaggio sobrio: non punta su effetti speciali, ma sa trasmettere armonia attraverso accostamenti precisi e consistenze ben definite. Ogni portata svela l’attenzione nella scelta dei prodotti e nell’esecuzione rigorosa, elementi che trovano riscontro nell’apprezzamento della Guida Michelin, che ne ha segnalato la costanza e il valore senza ricorrere agli orpelli di una cucina stellata.
Seduti tra le pareti dal fascino raccolto, l’esperienza sensoriale si costruisce soprattutto attorno alla stagionalità. In tavola arrivano piatti che parlano d’Italia attraverso il profumo netto di erbe fresche, l’intensità dei sughi ridotti e la croccantezza misurata di contorni sempre ben curati. I sapori non rincorrono l’effetto sorpresa, ma si concentrano piuttosto su un equilibrio ben percepibile tra struttura e delicatezza. Ogni elemento nel piatto trova spazio senza mai prevaricare, esprimendo quella sensibilità maturata solo grazie a una lunga esperienza sul campo.
L’identità di Rovello 18 si regge così su una coerenza rara, che abbraccia passato e presente senza mai cedere a compromessi. Una tavola dove l’onestà del mestiere si riflette in ogni piatto, rendendo la sosta una parentesi di autenticità milanese, misurata e senza concessioni a cliché o tendenze.
