San Martino

Tra le sale sobrie di San Martino, la luce si rifrange su superfici essenziali, creando un’atmosfera che punta a mettere in risalto solo ciò che conta davvero: il piacere della tavola. L’ambiente, raffinato senza sovrastrutture, lascia libere le sensazioni di percorrere il tempo dell’attesa, fino all’arrivo delle prime portate. Le linee pulite dell’arredamento, i toni neutri e alcune pennellate di contemporaneità contribuiscono a un senso di raccolta intimità, favorendo un dialogo silenzioso tra gli ospiti e i sapori che stanno per presentarsi. Guidata dalla mano meticolosa di Raffaele Ros, la cucina esprime una visione precisa dove ogni ingrediente trova la sua collocazione grazie a una selezione accurata e mai casuale. L’attenzione al territorio si coglie dalla stagionalità che scandisce il menu, mentre la scelta delle materie prime è sostenuta da una volontà quasi artigianale di valorizzare l’autenticità senza ostentazione. Qui non si rincorre la sorpresa fine a sé stessa, ma si lavora su equilibri nati dall’assaggio e da una profonda conoscenza delle tecniche. Ogni portata, da quelle che celebrano le verdure locali fino alle carni lavorate con misura, emerge per chiarezza e definizione gustativa. La presentazione gioca sulla sobrietà, dove le geometrie dei piatti dialogano con i colori naturali degli ingredienti per suggerire una pulizia formale che non sfocia mai nella freddezza. Il percorso degustativo si sviluppa in modo coerente, con piatti che lasciano trasparire la firma dello chef – una ricerca di essenzialità che rifugge inutili orpelli ma non rinuncia a ricercate consistenze. Le salse sono rarefatte, mai invadenti; il rispetto dell’ingrediente si accompagna sempre a una solidità nell’esecuzione. Le affermazioni della critica – in particolare la stella Michelin – trovano corpo nei dettagli: la cucina di San Martino si fa interprete di una purezza stilistica che valorizza il gusto puro e la riconoscibilità dei prodotti scelti. Senza eccessi, si avverte una tensione costante verso la misura, un equilibrio difficile da raggiungere e mantenuto con la pacatezza di chi sa davvero interpretare la tradizione del territorio in chiave attuale.