7 luoghi
Mangiare ad alta quota: gli indirizzi da non perdere
Tra boschi, natura e vette iconiche, ecco un itinerario gastronomico che porta la montagna nel piatto.
Perché questa lista
Nel cuore delle Dolomiti di Brenta, la Stube Hermitage unisce l’atmosfera calda del legno a una cucina elegante e sofisticata. Gli ingredienti d’alta quota vengono trattati con precisione e creatività trasformandosi in piatti di grande equilibrio. L’esperienza è pensata come un percorso coerente dove il gusto resta al centro e ogni dettaglio, dal servizio alla carta dei vini, racconta questo luogo.
Affacciata sulla valle di Moena, Malga Panna conserva lo spirito autentico della malga e lo traduce in una cucina di eleganza. Le preparazioni partono da prodotti di montagna e vengono rilette con sensibilità contemporanea: paste tirate a mano, carni delicate, salse leggere spogliate da quello stereotipo montano fatto di pesantezza. Ogni piatto è calibrato sul bilanciamento dei sapori con materie prime di eccellenza e una spinta creativa mai invadente. L’ambiente luminoso e raccolto accompagna un servizio attento in cui il tempo scorre secondo i ritmi montani.
In un antico casolare immerso nel bosco, Fabrizia Meroi e la figlia Elena, raccontano una montagna intima e personale. La loro cucina parla di ortaggi, piccoli frutti, selvaggina e latticini, lavorati con intelligenza. I piatti sono costruiti con una sensibilità che parte dal gusto e arriva alla memoria. Ogni dettaglio, dalle erbe al servizio, concorre a creare un’atmosfera di concentrazione e rispetto. È una tavola che riflette il carattere del luogo: sobrio, autentico, capace di emozionare senza troppa retorica.
A Cortina, SanBrite è un esempio di cucina che nasce dal paesaggio e lo restituisce in forma di racconto. La materia prima arriva da pascoli, orti e allevamenti propri, in un ciclo produttivo che abbraccia tutta la filiera. La cucina di Riccardo Gaspari è concreta e capace di far emergere il carattere degli ingredienti senza alterarne la forza naturale. Il burro e il pane serviti all’inizio riassumono la filosofia del luogo: semplicità dietro cui si nascondono alta tecnica e consapevolezza.
AlpiNN
Sospeso a 2.235 metri, all’interno del Museo Lumen, AlpiNN è il ristorante-manifesto gestito da Norbert Niederkofler (tre stelle Michelin e Stella Verde) che qui ha tradotto la sua filosofia “Cook the Mountain” in una forma accessibile. È una casa di vetro affacciata sulle Dolomiti, dove la montagna diventa esperienza culturale prima ancora che gastronomica. Il menu firmato dall’executive chef Fabio Curreli intreccia piatti simbolo dello chef, come il risotto al Graukäse e il filetto al fieno, con nuove proposte che dialogano con il paesaggio. L’apertura di The View, otto tavoli in prima fila davanti alle vette, definisce una dimensione più raccolta e contemplativa del gusto. Qui ogni dettaglio, dal servizio alla selezione dei vini curata da Valeria Hinna Danesi, invita a osservare la natura come parte integrante dell’esperienza.
Dolomieu
Nel contesto intimo del DV Chalet, il Dolomieu propone una cucina precisa e armoniosa, che attraversa il territorio trentino dalle acque del lago alle vette dolomitiche. I piatti combinano freschezza e profondità, alternando sapori minerali, erbe di montagna e carni dai toni morbidi. L’eleganza del servizio e la misura dell’impiattamento rispecchiano una visione matura e consapevole, dove ogni scelta è guidata da coerenza e sensibilità.
1568
Nel cuore della Val d’Ayas, tra foreste e pendii innevati, il ristorante 1568 Japanese Steakhouse rappresenta l’anima gastronomica di Aethos Monterosa, resort recentemente insignito della chiave MICHELIN per ospitalità e design. In un ambiente di montagna dallo stile contemporaneo, il ristorante propone un percorso che unisce tecnica giapponese e materia prima alpina, in un dialogo inatteso tra oriente e altitudine. La carta dei vini si concentra su etichette italiane e francesi di altitudine, accanto a una selezione di sake e distillati giapponesi. Il risultato è un’esperienza multisensoriale che fonde la purezza del gesto orientale con l’essenza della montagna valdostana, confermando 1568 Japanese Steakhouse come una delle destinazioni più originali della ristorazione d’alta quota italiana.
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