Sotto le antiche volte in pietra e i mattoni dal calore vissuto, Al Refettorio accoglie con un’atmosfera rarefatta, priva di artifici, dove ogni dettaglio sembra ragionato per lasciare spazio all’essenza della cucina. Sedersi ai suoi tavoli significa entrare in un universo discreto, illuminato da una luce soffusa che accarezza arredi minimali: materiali naturali, linee pulite, pochi elementi scelti con cura. La visione di Cristiano Andreini prende vita in questo ambiente silenziosamente elegante, in cui i sensi vengono guidati verso la scoperta senza che nulla distragga.
La cucina si distingue per un rigore che traspare sin dal primo contatto, portando in tavola preparazioni nelle quali la materia prima viene valorizzata senza sovrastrutture. L’impronta di Andreini si manifesta nell’attaccamento a una tradizione sarda mai esibita in chiave folkloristica, ma elevata con tecniche moderne e una selezione meticolosa degli ingredienti: pesce freschissimo del mare di Alghero, verdure di stagione e carni locali si alternano in piatti che favoriscono equilibrio e nitidezza di sapori. Ogni portata si presenta composta, affidando al colore naturale degli ingredienti la suggestione visiva, mentre le proporzioni precise e i tocchi sapienti raccontano una cucina di pensiero.
Non siamo di fronte a un menu immediatamente riconoscibile o costellato da ricette simbolo: la forza sta proprio nella capacità di rinnovarsi di stagione in stagione, accogliendo ciò che il territorio offre e reinterpretandolo secondo un linguaggio personale, lontano dalle mode effimere. Andreini, del resto, pone al centro del proprio stile la ricerca della purezza e della coerenza, privilegiando gesti misurati e la scelta di prodotti privi di sofisticazioni.
L’esperienza sensoriale si svolge in modo raccolto, tra profumi intensi ma mai invadenti e consistenze che invitano alla riflessione. Ogni piatto esplora una tensione tra memoria e innovazione, rifiutando l’eccesso per abbracciare una sobrietà che diventa cifra stilistica del locale. In questo luogo, il gusto autentico emerge non come affermazione, ma come risultato dell’ascolto profondo del territorio e di una mano consapevole, in silenziosa sintonia con stagioni e tradizioni.
