Varcata la soglia di Apollinare, ci si trova immersi in un ambiente che riflette perfettamente la filosofia dello chef Giusepp Sinisi: nulla di ridondante, nessuno sfarzo superfluo, ma piuttosto un’atmosfera intima che lascia spazio alla sostanza. Le sale, dominate da toni neutri e luci soffuse, favoriscono una concentrazione quasi meditativa sull’esperienza culinaria. Gli arredi, essenziali e ben curati, accompagnano senza imporsi, lasciando la scena a una tavola discreta e misurata.
La cucina qui si muove in equilibrio, fedele a una coerenza rara. Sinisi applica un rigore quasi artigianale in ogni fase della preparazione, preferendo sempre la nitidezza del gusto alla ricerca dell’effetto. Esemplare, in questo senso, la capacità di valorizzare ingredienti scelti con attenzione, spesso provenienti dal territorio umbro, senza però mai cedere alle scorciatoie della cucina didascalica. Le porzioni si presentano con una raffinata semplicità: le cromie dei piatti sono pacate, quasi a suggerire che l’essenza del sapore sia celata nella precisione delle cotture e dei contrasti, più che nella spettacolarità visiva.
Il percorso gastronomico scorre con fluidità, evitando ogni soluzione forzata. Piatti come le paste tirate a mano mostrano la sensibilità dello chef per la materia prima locale e la volontà di lasciare che la forza degli ingredienti si esprima senza sovrastrutture. L’approccio di Sinisi, che lui definirebbe come rigoroso ma privo di ostentazione, accompagna l’ospite in un viaggio dal carattere definito, dove ogni assaggio si inserisce in un racconto coerente e misurato.
Apollinare non insegue mode o acclamazioni, ma costruisce la propria identità giorno dopo giorno, attraverso una cucina pensata per durare. L’ambiente raccolto, la presentazione essenziale dei piatti e la costante attenzione ai dettagli rendono questo indirizzo un riferimento per chi cerca autenticità e precisione, in una delle cornici storiche più evocative dell’Umbria.