Cittamani si presenta sin dall’ingresso come un’inconsueta oasi di equilibrio, dove il design contemporaneo dialoga con il calore dei materiali naturali. La sala, ariosa e illuminata con maestria, suggerisce un’accoglienza rilassata che lascia spazio alla curiosità: le tonalità avvolgenti delle pareti, i tavoli in legno chiaro privi di orpelli, le note discrete di arte contemporanea sulle pareti contribuiscono a un’atmosfera sospesa, lontana dalla frenesia metropolitana.
La cucina, frutto della sinergia tra Ritu Dalmia e Ishwor Dhakal, si distingue per una proposta che rifugge sia le citazioni scontate sia il virtuosismo fine a se stesso. Alla base di ogni piatto vi è una selezione rigorosa di ingredienti freschi, privilegiando la stagionalità e valorizzando la materia senza mai forzarne la natura. Si percepisce una filosofia che guarda all’identità come pratica quotidiana, piuttosto che come etichetta: ogni creazione rivela una mano sicura nel dosare le spezie, nell’accostare sapori nitidi e mai ridondanti.
Le composizioni a tavola raccontano di tecnica e misura. Il profumo persistente delle erbe fresche si mescola ai sentori di tostatura e affumicatura delle spezie, mentre le cromie vivaci degli ingredienti sottolineano l’attenzione alla presentazione, sempre funzionale all’equilibrio gustativo. Nessun elemento appare superfluo: le salse sono versate con parsimonia, i contrasti cromatici studiati perché ogni boccone sia leggibile nella sua complessità senza risultare eccessivo.
Cittamani rifugge intenzionalmente le tendenze effimere. La carta cambia con regolarità, adattandosi con sobrietà alle stagioni e mostrando una continua ricerca, dove l’India di Dalmia si fonde con ispirazioni cosmopolite ma senza tradire una cifra personale riconoscibile: gusto asciutto, pulizia dei sapori, equilibrio meticoloso tra acidità e dolcezza. L’esperienza valorizza tanto la materia prima quanto la capacità degli chef di raccontarla con precisione.
Qui l’estetica non diventa mai ostentazione; si coglie una volontà di lasciare che siano le sfumature a parlare, in un percorso che privilegia il dettaglio e il contenuto a ogni passaggio. Chi varca la soglia di Cittamani incontra una cucina che sa farsi ascoltare: silenziosa all’apparenza, mai urlata ma ben riconoscibile per carattere e coerenza.