Varcando la soglia di Da Bacone, l’ambiente rivela una sobria eleganza, in cui la luce marina filtra attraverso ampie vetrate e si riverbera tra nuance sabbia e tocchi di blu. L’arredo, essenziale e curato, richiama il paesaggio costiero appena oltre il vetro, senza cedere a ostentazioni: ogni elemento, dalla disposizione dei tavoli alle ceramiche artigianali, suggerisce una precisa attenzione per i dettagli, quasi a sottolineare la centralità dell’esperienza sensoriale.
La cucina di Annarita e Fabrizia Romano si rivela attraverso un equilibrio ben modulato tra rispetto per la tradizione abruzzese e una ricerca discreta, maturata nel tempo. La loro filosofia si basa sul lasciar parlare la materia prima, selezionata con consapevolezza e impiegata in modo essenziale, senza eccessi decorativi o inutili virtuosismi. La stagionalità emerge come costante guida, determinando con naturalezza le scelte in cucina e permettendo alle chef di valorizzare prodotti tipici locali. Il risultato si traduce in piatti dall’aspetto limpido, in cui i colori naturali degli ingredienti dominano la scena, con presentazioni semplici, quasi minimali, che trovano nel dettaglio calibrato il loro punto di forza.
I profumi che si sprigionano dalla sala rimandano al mare e alla macchia mediterranea, con note erbacee che anticipano la freschezza del pescato o accenni dolci dell’orto. Ogni boccone racconta di una cucina che rifiuta ogni rigidità, affidandosi invece a una tecnica solida e a una capacità d’ascolto verso la materia prima. Non si percepisce la ricerca di effetti speciali, quanto piuttosto il desiderio di restituire al palato la memoria dei sapori autentici, filtrata dalla sensibilità personale delle chef.
Da Bacone si distingue così per una coerenza stilistica che si avverte tanto nel menù quanto nell’atmosfera rilassata della sala, dove il tempo sembra seguire il ritmo lento di una narrazione che inizia con la selezione degli ingredienti e si compie nella presentazione sul piatto. L’esperienza, priva di eccessi, consente a ogni nota gustativa di trovare la propria voce, contribuendo a comporre un affresco gastronomico che riflette l’identità di una Pescara autentica e mai sopra le righe.