Gli ambienti di Era Ora accolgono con una sobria eleganza; l’arredamento lascia filtrare la luce naturale attraverso ampie vetrate, complice la vista su uno scorcio cittadino che, senza imporsi, accompagna il percorso gastronomico. Sedie e tavoli dalle linee pulite, spesso in essenze lignee, disegnano uno spazio ordinato e silenzioso in cui ogni dettaglio sembra pensato per favorire la concentrazione sul cibo. Minimalismo e autenticità guidano le scelte estetiche: nulla è lasciato al caso, ma niente appare forzato.
La cucina riflette la mano precisa di Concetto Fiorentino, chef noto per la sua capacità di scardinare la prevedibilità, senza mai cedere a effetti speciali. Nei suoi piatti si percepisce una ricerca serrata, un’attenzione che parte dalla selezione delle materie prime per poi arrivare a composizioni essenziali ma mai banali. La stagionalità guida il menu, con prodotti che restano riconoscibili ma vengono accostati in equilibri inaspettati, evitando sovrastrutture inutili. Non ci sono evidenti appartenenze a una scuola o a una corrente: il suo stile trova coerenza nella chiarezza delle idee, che si traduce in piatti che valorizzano la materia senza sfarzi.
I sapori propongono armonie leggere e piene allo stesso tempo. Le verdure di stagione, spesso protagoniste, conservano consistenze nitide e colori brillanti; il pesce fresco, scelto con rigore quasi maniacale, arriva in tavola perfettamente bilanciato tra gusto e delicatezza, valorizzato da accostamenti inediti, mai invadenti. L’impiattamento segue una logica di ordine e misura: cromatismi discreti, porzioni che suggeriscono assaggio e riflessione, mai abbondanza fine a se stessa.
Era Ora si distingue per l’identità marcata che Fiorentino imprime al lavoro quotidiano; piuttosto che inseguire etichette o riconoscimenti, la cucina si muove su binari propri, lontani dalle mode passeggere. Ogni elemento sembra contribuire a un racconto coerente, dove l’essenzialità del gesto ha valore quanto la scelta di non sovraccaricare l’esperienza. Chi cerca una proposta schietta, contemporanea e meditata trova qui una tavola fedele ai propri intendimenti, capace di coinvolgere senza mai inseguire la spettacolarità.
