Da più di trent’anni, Il ristorante milanese Joia dello chef Pietro Leemann coniuga fine dining, benessere e rispetto per tutti gli esseri viventi. Fondato nel 1989, il ristorante ha ottenuto la stella Michelin nel 1996, diventando il primo ristorante vegetariano europeo a riceverla, segnando un punto di svolta nella percezione della cucina vegetale nel contesto gourmet internazionale. Questa ricompensa è stata seguito nel 2020 dall’arrivo della stella verde Michelin, riconoscimento che premia i ristoranti all'avanguardia nel campo della sostenibilità.
Formatosi alle tradizioni culinarie italiane e francesi, lo chef Leemann si è avvicinato alle culture gastronomiche orientali, sviluppando un approccio culinario olistico che rispetta l’ambiente, la salute e la dignità di tutti gli esseri viventi, unendo la tecnica culinaria a una profonda ricerca spirituale e filosofica. La sua cucina, infatti, non è solo un mezzo per nutrire il corpo, ma un percorso che coinvolge mente e spirito, in un'armoniosa fusione tra sapori, consistenze e valori etici.
Negli ultimi anni, Pietro Leemann ha deciso di affidare le redini della cucina del Joia a due suoi stretti collaboratori, gli chef Sauro Ricci e Raffaele Minghini, che lo accompagnano da più di un decennio. Sebbene la guida del ristorante sia passata nelle loro mani, la filosofia di Leemann continua a essere l’anima di questo luogo. Ricci e Minghini portano avanti il lavoro filosofico del loro mentore, alimentandolo con il loro tocco personale e creando un’esperienza gastronomica complessa e profondamente etica.
Il ristorante propone diversi percorsi di degustazione, in 4, 6 o sette portate, che permettono di fare un viaggio nell’universo filosofico degli chef attraverso piatti dai nomi suggestivi, che racchiudono storie e sapori. Un esempio rappresentativo della loro cucina è Anima Mundi, piatto in cui il riso, elemento vitale e simbolo di fertilità usato in tutto il mondo, diventa un risotto mantecato con cocco, carote arrosto, crescenza vegetale, fichi, pak choi e zizzania acquatica. Il Canto del Beato, invece, mostra come diverse influenze arrivate da lontano possono fondersi in un piatto: una sfera di babaganoush, crema di melanzana d’origine mediorientale, su un fondo di melanzana denkagu giapponese, carpaccio di pomodoro peretto con sale affumicato e pesto leggero di basilico, dal sapore mediterraneo.
Il Joia rappresenta ancora oggi uno dei punti di riferimento dell’alta cucina vegetariana europea. La sua proposta non è solo un’opportunità gastronomica, ma una vera e propria esperienza sensoriale e culturale, in grado di far riflettere i commensali su come il cibo può essere un veicolo di cambiamento, tanto per il nostro benessere quanto per quello del pianeta.