Oggi Algiubagiò è il posto giusto per una suggestiva cena con vista sulla Laguna e sull’isola di San Michele, accomodati sulla terrazza panoramica durante la bella stagione. Il locale è un piccolo gioiello: l’impegno e la dedizione di Giulio Antonello, che dell'Algiubagiò è uno dei fondatori, lo ha reso nel tempo uno scrigno di piccoli tesori di artigianato veneziano, un vero e proprio omaggio alla città e ai suoi artisti e artigiani.
Qui si viene anche e soprattutto per la cucina dello chef Daniele Zennaro, nome noto a Venezia (molti lo ricorderanno ai fornelli del Vecio Fritolin), che quattro anni fa qui ha trovato una nuova dimora gastronomica, dove esprimere tutta la sua creatività. I suoi piatti raccontano il territorio lagunare con tocchi di colore e concretezza, tra sapori e profumi genuini. E si fanno interpreti di una sensibilità ambientale, che si distingue innanzitutto per una materia prima riconoscibile e rispettata in ogni minima sfumatura.
Si spazia dalla terra al mare, con un occhio di riguardo per i prodotti di barena e per il pesce che arriva dal vicino mercato di Chioggia. Venezia xe un pesse, "Venezia è un pesce", è il suo signature: un piatto simbolo profondamente legato alla Serenissima e al contesto di mare e di laguna che la circondano, costituito da sei tartare di pesce che riprendono i sei sestieri della città. Una creazione che si inserisce in un contesto di ricerca, per tutto ciò che è laguna e barena con le sue erbe, nel rappresentare Venezia nei piatti non solo attraverso gli ingredienti del territorio, ma con una dimensione materica anche nel piatto.
“Una creazione che nasce dalla voglia di raccontare una nuova storia, simbolo della mia visione della Serenissima maturata in questi anni all'Algiubagiò”, spiega Zennaro. “Si tratta di una nuovo modo di presentare un piatto consolidato ma in una nuova veste che dia il suo tributo a questa città, un’unione di impegno e di lavoro fatto a 4 mani da me e Giulio. Ne abbiamo studiato la fattibilità sia per quanto riguarda l’esecuzione sia nella sua produzione, con l’obiettivo di regalare all’ospite un’esperienza unica della città, anche seduto a tavola”, continua lo chef.
Ciò che arriva al piatto, nella cucina di Zennaro, rivela una ricerca costante sul prodotto, con un approccio che privilegia stagionalità e filiera corta. I sapori si svelano netti, lasciando spazio a sentori intensi di mare e di ortaggi, in una successione di portate che segue il ritmo della laguna. Le proposte, seppur permeate da un approccio contemporaneo, non perdono mai il contatto con la tradizione veneziana.
Tra i piatti iconici da provare, ecco anche il Wafer di baccalà mantecato, ultima evoluzione nella ricerca di servire l'antipasto principe veneziano in una veste gourmet e raffinata; il Taiyaki di granchio blu, salicornia, caramello di salsa ponzu e caviale di trota, nato da una ricerca personale nell'utilizzo di un elemento alieno come il granchio blu all'interno della laguna, ma ormai adattato all'ecosistema locale. Senza dimenticare di concludere con il mitico Tiramisù, un'interpretazione d'autore che omaggia l’arte di Banksy.