Varcare la soglia di Feria significa lasciarsi trasportare in un itinerario gastronomico che intreccia l’eredità culinaria dell’Indonesia con le tensioni creative della cucina contemporanea. Un’atmosfera raccolta e moderna accoglie gli ospiti: spazi dal design pulito, dove tonalità calde del legno convivono con dettagli essenziali e tocchi esotici, suggerendo già all’ingresso la cifra fusion che contraddistingue il locale.  Il menu si dipana come una narrazione: ogni piatto è pensato per raccontare l’incontro tra materie prime locali selezionate e ingredienti esotici, lavorati secondo metodiche che richiamano tanto la tradizione orientale quanto l’innovazione europea. La filosofia dello chef si traduce nella volontà di superare confini geografici e culturali, utilizzando spezie e texture per regalare dinamismo all’esperienza sensoriale, senza mai cedere all’eccesso. L’equilibrio tra acidità, dolcezza e spezie, abbinato a presentazioni that risultano sempre misurate, esprime la ricerca di una fusione autentica, più che una semplice somma di stili.  Ciò che distingue Feria, oltre alla scelta accurata degli ingredienti, è l’attenzione posta su cromatismi e temperatura dei piatti: portate che si alternano tra contrasti caldi e freschi, consistenze croccanti e vellutate, aromi che si diffondono dalle ciotole fumanti o dai piatti finemente composti. Il profumo avvolgente delle foglie di lime kaffir, l’intensità della noce moscata e la leggera piccantezza dello zenzero creano una trama di sapori che invita alla scoperta e non si concede mai all’ovvio.  Nel corso della degustazione, la cucina indonesiana si presenta attraverso una lente raffinata: non mancano rimandi a lontane isole, ma la visione resta cosmopolita. L’ambiente stesso, sobrio e accogliente, favorisce la concentrazione sul cibo e sulle sue sfumature, amplificando la curiosità verso combinazioni inusuali e armonie di gusto. Feria si propone così come luogo d’incontro tra mondi e suggestioni, dove la qualità non si misura solo nella scelta della materia prima, ma anche nella capacità di trasformare ogni dettaglio in un invito a esplorare il nuovo senza mai tradire l’autenticità delle radici.