Un’atmosfera di elegante accoglienza abbraccia chi varca la soglia di Finger’s Garden, dove il design si rivela con gusto raffinato: grandi vetrate che catturano la luce naturale, dettagli in legno scuro e tocchi di verde evocano un giardino sospeso tra Milano e il lontano Oriente. Ogni particolare dell’ambiente sembra suggerire un invito alla tranquillità, mentre la disposizione dei tavoli, curata ma non invadente, offre uno spazio raccolto, quasi intimo, per immergersi pienamente nell’esperienza gastronomica.
La cucina di Finger’s Garden riflette la visione di Roberto Okabe, chef di origini brasiliane che ha scelto Milano come teatro delle sue sperimentazioni culinarie. Il suo approccio fonde tecniche giapponesi con suggestioni internazionali, in un repertorio che privilegia l’incontro di sapori nitidi ed eleganti, senza mai cedere all’esuberanza. Nelle proposte di Okabe spiccano ingredienti selezionati con rigore, che si presentano in piatti dal carattere essenziale, studiati nell’equilibrio cromatico e nella disposizione armoniosa sul piatto. L’effetto visivo, sobrio ma raffinato, anticipa la pulizia delle note gustative: ogni assaggio racconta la ricerca di una nuova sintesi tra Oriente e Occidente, senza che nessuna delle due anime prenda il sopravvento.
La riconoscibilità di Finger’s Garden nasce dalla sua capacità di orchestrare accostamenti limpidi e contemporanei, affidando poca voce agli orpelli e molta attenzione all’identità di ogni portata. Non sono solo i pesci e le carni a risaltare, ma ogni elemento vegetale, ogni dettaglio di salsa o condimento trova un posto preciso in composizioni che parlano di studio e misura. Più che stupire con contrasti forzati, qui si ricerca l’armonia sottile, fatta di consistenze affilate e temperature pensate.
Le luci soffuse, l’arredo essenziale e qualche suggestione esotica accompagnano una cucina che evita ogni retorica modaiola, scegliendo di distinguersi per rigore e coerenza. Da Finger’s Garden, il racconto gastronomico dello chef si sviluppa senza protagonismi urlati: il menu si affida al bilanciamento di sapori puri, offrendo ai commensali un viaggio dove il dialogo tra culture si fa esperienza tangibile e non mero vezzo da palcoscenico.
