A pochi passi dalle vestigia storiche di Oderzo, Gellius accoglie gli ospiti in uno spazio dove la contemporaneità incontra tracce di un passato suggestivo. Varcando l’ingresso si respira un’atmosfera intima e raccolta: luci soffuse disegnano i profili degli arredi minimalisti, mentre dettagli di design dialogano con elementi antichi, suggerendo un racconto che si estende ben oltre la tavola. Le mura sussurrano storie silenziose, accompagnando i commensali in un’esperienza che coinvolge tutti i sensi.
Il percorso culinario ideato da Alessandro Breda si distingue per una visione personale e rigorosa. La sua cucina si sviluppa sulla valorizzazione dell’ingrediente, sempre scelto con meticolosa attenzione, e si articola in piatti che si rivelano con eleganza e misura. Nei menù del Gellius traspare la volontà di celebrare la materia prima evitando giochi eccessivi, puntando piuttosto sull’equilibrio dei sapori e sulla precisione delle composizioni. Ogni portata arriva al tavolo come un piccolo racconto visivo: colori naturali e garbati compongono quadri dove la stagionalità guida l’ispirazione, e le porzioni misurate invitano alla scoperta, non alla sazietà.
Il lavoro dello chef si nutre di una ricerca continua, tesa a interpretare la tradizione veneta senza mai farsi vincolare da nostalgie o mode passeggere. La contaminazione con suggestioni moderne si percepisce nelle tecniche di lavorazione e nella presentazione dei piatti, ma senza mai alterare la riconoscibilità delle materie prime. Non è una cucina da effetti speciali, bensì una narrazione coerente e silenziosa dove ogni dettaglio – dalla croccantezza perfettamente calibrata di un vegetale, alla delicatezza di un brodo limpido – contribuisce a creare armonia.
Gellius si è guadagnato con discrezione riconoscimenti delle principali guide gastronomiche grazie a un’identità solida e fedele ai propri valori. L’esperienza qui non punta all’esibizione, ma intriga chi sa apprezzare le sfumature e cerca la profondità dietro ogni boccone. Mangiare da Gellius significa respirare la sensibilità di uno chef che interpreta il territorio con mano leggera e intelligenza sottile, dando vita a una cucina che si fa ascoltare con il timbro unico della verità.