Varcando la soglia di Lio Pellegrini, si entra in un ambiente dove eleganza e riservatezza convivono in armonia. Le sale, raccolte e curate nei minimi dettagli, accolgono con colori sobri, arredi classici ma essenziali e un'atmosfera raccolta che invita a concentrarsi su ogni dettaglio del percorso gastronomico. Le luci, calibrate con attenzione, accarezzano i tavoli vestiti di lino corposo, mentre stoviglie discrete e lineari riflettono la stessa cura applicata poi nei piatti.
Federico Sgorbini, in una sinergia ben modulata con Andrea Ribaldone, firma una cucina che fa dell’equilibrio la sua cifra principale. Le preparazioni si distinguono per la pulizia dei sapori: è evidente la ricerca nel ridurre all’essenza l’ingrediente, lasciando che ogni componente possa emergere senza sovrastrutture, accompagnato solo da consistenze ben studiate e da accostamenti che sorprendono per misura, mai per effetti plateali. La stagionalità si impone come traccia silenziosa dietro ogni proposta; il menu pulsa al ritmo delle materie prime più fresche e viene rinnovato con garbo, seguendo una linea gastronomica solida e coerente.
Il percorso degustazione riflette la filosofia dello chef: tecnica senza ostentazione, attenzione maniacale alla materia prima, rispetto per le radici della tradizione lombarda e apertura a suggestioni nazionali. Lo stile, descritto dallo chef come un equilibrio tra classicità e modernità, privilegia la sostanza all’apparenza: nei piatti si ritrova una semplicità solo apparente, frutto di lavorazioni precise che svelano l’armonia tra gusto, texture e profumo. In tavola, l’impiattamento rifugge estetismi effimeri e predilige chiarezza visiva, ogni dettaglio curato per sottolineare il carattere dell’ingrediente protagonista.
La presenza congiunta dei due chef non produce dualismi, bensì un’unica voce; ogni portata trasmette una coerenza stilistica rara, quella di una cucina contemporanea che conosce le proprie origini e le valorizza senza nostalgia. Nulla viene lasciato al caso: ogni elemento, dal pane appena sfornato al dessert, si inserisce nel racconto di una gastronomia pensata e viva, dove autenticità e nitore danno ritmo all’esperienza complessiva.