Fra le luci soffuse e gli arredi essenziali ma raffinati, Punto G offre un racconto gastronomico che poggia su radici solide e uno sguardo attento alla contemporaneità. In sala, si percepisce subito un’atmosfera curata ma priva di eccessi: dettagli in legno naturale, linee pulite e qualche nota di colore disegnano un ambiente in cui la sobria eleganza lascia spazio al protagonista indiscusso, ovvero la cucina. I piatti arrivano al tavolo come piccole scenografie, dove ogni elemento sembra trovare la propria collocazione senza forzature, testimoniando la ricerca di equilibrio e misura. A guidare questa esperienza è la visione di Emilio Solano, uno chef che rifugge la spettacolarizzazione e punta invece a un gesto tecnico preciso, mai disgiunto dalla sensibilità. La sua filosofia privilegia ingredienti riconoscibili e stagionali, selezionati con cura in modo da restituire intatti i sapori naturali. Non si rincorrono le mode né si cercano azzardi fini a sé stessi; qui la creatività è al servizio della materia prima, la quale viene interpretata senza sovrastrutture. L’influsso della tradizione lombarda si avverte, ma ciascun piatto rivela un’identità precisa, sempre frutto di ragionata attenzione: dalle delicate cotture al rispetto dei contrasti, nulla appare superfluo. Il menu si rinnova con le stagioni e racconta un percorso di crescente profondità rispetto al territorio, senza rinunciare a incursioni che testimoniano curiosità e apertura. I profumi delle erbe fresche, la consistenza di ortaggi lavorati con meticolosità e la nitidezza di fondi e salse sono elementi ricorrenti che definiscono uno stile personale. La presentazione punta su cromie calibrate e geometrie essenziali: sono piatti che invitano prima lo sguardo e poi il palato, in un dialogo continuo tra intenzione e risultato. La menzione nella Guida Michelin segna una tappa importante di questo percorso, confermando la capacità di Punto G di distinguersi per coerenza e rigore senza clamori. Qui la cucina non grida, ma si fa scoprire strato dopo strato, restituendo un’idea di autenticità che parla direttamente a chi sa ascoltare. Tradizione, stagionalità e una tecnica mai fine a sé stessa si convertono in un’esperienza che invita a tornare con curiosità.