Dietro le vetrate di Retroscena, ogni elemento dell’ambiente sembra calibrato con discrezione: i toni essenziali degli arredi, la luminosità misurata e la scelta di dettagli minimal invitano subito a lasciarsi guidare verso ciò che davvero conta, il gusto. Il lavoro di Pierpaolo Ferracuti e Richard Abou Zaki si percepisce nella cura con cui ogni piatto viene pensato, lontano dalla spettacolarizzazione forzata ma vicino a una precisa ricerca sull’essenza del sapore.
Le proposte dello chef si rivelano attraverso combinazioni che raccolgono il patrimonio della tradizione italiana per rielaborarlo in chiave personale, con rispetto ma senza mai cadere nella ripetizione stanca. Le materie prime selezionate diventano protagoniste di percorrenze gustative limpide e mai sovraccariche: ogni portata si presenta con una compostezza che stupisce per la sua pulizia, sia visivamente sia all’assaggio. L’attenzione alla sperimentazione non si traduce in eccessi, quanto in piccoli dettagli capaci di spostare l’asse dei sapori, sempre sostenuti da una tecnica ben riconoscibile.
L’esperienza si arricchisce di sensazioni: dal profumo lieve delle riduzioni che precedono l’arrivo in tavola, all’impatto visivo di una mise en place dove la semplicità è il risultato finale di una progettazione accurata. Ferracuti e Abou Zaki interpretano il loro percorso secondo una filosofia che predilige il rigore, puntando a una cucina che dialoghi con la contemporaneità senza cedere a contaminazioni gratuite. L’impronta creativa resta intima, quasi sussurrata, a beneficio di una degustazione che si rivolge a chi sa cogliere sfumature.
La reputazione che accompagna Retroscena negli ambienti della critica gastronomica trova fondamento proprio in questo equilibrio: lontano da mode effimere, il ristorante manifesta una linea chiara e riconoscibile. Qui, l’innovazione è sinonimo di coerenza narrativa piuttosto che di stupore: il risultato è una proposta gastronomica solida che, nella provincia marchigiana, si distingue per nitidezza e autenticità. L’esperienza rimane impressa per la sua capacità di restare essenziale, evitando orpelli superflui e valorizzando l’intelligenza del palato.
