Varcando la soglia di Vintage 1997, ci si immerge in un ambiente dall’eleganza misurata: i soffitti alti restituiscono un senso di ampiezza, mentre le boiserie chiare e le luci soffuse conferiscono calore e riservatezza agli spazi, riflettendo la sobria raffinatezza torinese. L’arredamento dialoga con la storia della città, senza ostentare, valorizzando invece una sensazione di equilibrio in cui ogni dettaglio è scelto con cura, dalle porcellane sottili alla disposizione accurata delle tovaglie.
La cucina guidata da Umberto Chiodi Latini si esprime con una precisione che privilegia la purezza dei sapori e il rispetto delle materie prime. L’approccio dello chef si distingue per una ricerca meticolosa: nessun eccesso di stile o sovrastruttura inutile, ma piuttosto una tensione costante verso l’essenziale. L’identità del ristorante si manifesta nella coerenza dei piatti, che si susseguono come una narrazione silenziosa. Non è una cucina costruita su piatti-icona, ma su una conoscenza profonda delle stagioni e della provenienza degli ingredienti, dal delicato equilibrio dei fondi alle leggere note vegetali delle erbe, fino alla consistenza decisa delle carni selezionate.
Tra i tavoli disposti con ampio respiro, l’esperienza visiva precede quella gustativa. Le presentazioni sono essenziali, asciutte ma mai fredde: ogni elemento trova il proprio spazio sul piatto, lasciando che il colore naturale degli ingredienti ne suggerisca la freschezza e l’origine. L’atmosfera all’interno di Vintage 1997 rimane permeata da una compostezza che invita a soffermarsi su gusti nitidi e su cotture accurate, in un percorso in cui la stagionalità detta il ritmo.
Il riconoscimento della stella Michelin e delle Due Forchette Gambero Rosso evidenzia una filosofia centrata su disciplina e consapevolezza. Lo chef predilige un approccio riservato: piuttosto che sorprendere con effetti, preferisce affinare i gesti, così che ogni assaggio risulti memorabile per la sua naturalezza e integrità. Vintage 1997 si rivolge a chi ricerca una cucina rassicurante, capace di esplorare con rigore senza mai sacrificare l’identità piemontese che si respira tra i toni ovattati delle sale.