Dici resina, e pensi alla sostanza appiccicosa che non si toglie dai tessuti e rimane sulle dita per ore.
La resina, però, può essere anche un ingrediente. Sì, proprio così: quella sostanza che si raccoglie incidendo la parte più esterna del tronco di un albero (tecnica chiamata resinazione) e che, fondamentalmente, è una secrezione della pianta, può diventare edibile.
Curiosi di saperne di più?
La resina in cucina
Quasi tutte le resine di origine vegetale sono prodotte dalla pianta in seguito a un processo di “gommosi”. Oltre che come gomme da masticare, si usano in cucina, anche in virtù delle proprietà fitoterapiche che spesso – come le resine – hanno. Un esempio? Nel Panjiri, dessert tipico di alcune regioni di India e Pakistan a base di farina vegetale di grano, vengono mischiate con frutta secca e cristalli polverizzati di gomme vegetali.
È molto popolare in Grecia e Turchia. Retsina è il nome del tradizionale vino bianco greco aromatizzato con la resina di pino d’Aleppo, che esiste almeno da 2.000 anni. Si dice che le anfore in cui si trasportava nell’antichità venissero tappate proprio con tale resina, e da qui la scoperta della sua aromaticita. Ypovríchio è invece il nome del tipico dolce al cucchiaio – da immergere nell’acqua e passarsi tra commensali – a base di mastice, tipico della tradizione greca.
Il mastice si ricava dall’omonimo albero (il cui nome scientifico è Pistacia lentiscus, il lentisco, un arbusto sempreverde), il cui nome viene proprio dal greco "masticare": in molte lingue mastice è sinonimo di gomma, ed infatti come chewingum si usa da sempre. In Grecia così come a Cipro, in Libano, Turchia e nei Paesi del Magreb, questa resina si usa per aromatizzare varie specialità gelatiere e dolciarie. In Egitto e Marocco viene anche impiegata in alcune preparazioni salate.
Usi "alternativi" della resina
Le resine possono fossilizzare e dare origine a materiali come l’ambra. In Paesi quali la Lituania, l’ambra viene utilizzata per aromatizzare il liquore, il tè, o persino il formaggio. Come probabilmente sapete con alcune resine, ambra in testa, si fabbrica da millenni preziosa gioielleria. Commestibile? Possibile! Qualche artista pasticcere potrebbe aver ornato le sue torte con monili di resina da gustare…
Se invece volete conservare il vostro cibo preferito, potete pensare proprio alla resina: usate in passato per la conservazione alimentare, la loro versione artificiale è oggi oggetto di tentativi – casalinghi e non; artistici o meno - di mantenere i cibi in eterno. Come la pizza di Steph Mantis.
La resina in Italia
Sapevate la composizone dell'orzata? Il dolcissimo sciroppo nostranoviene aromatizzato con la resina di benzoino, resina gommosa e balsamica estratta dalla corteccia dell'arbusto tropicale Styrax benzoin, dal gusto che ricorda la mandorla amara.
Anche Carlo Cracco ha ceduto al fascino della resina e propone un piatto di pasta semplicissimo: rigatoni alla resina di mastica e funghi porcini crudi. La resina va sciolta in poca acqua ed evo, unita alla panna e ai funghi tagliati con l’affetta-tartufi.
Se siete incuriositi all'idea di raccogliere la resina, informatevi da Wood*ing: l'innovativo laboratorio italiano propone corsi ed escursioni per imparare la conservazione e l'utilizzo del cibo selvatico, tra cui resine e linfa di betulla – che dà una bevanda aromatizzata al sambuco.