Doc, docg, igt, igp, dop, sembrano solo lettere e invece sono gli acronimi più importanti dei marchi di qualità alimentare. L’immenso e prezioso mercato agroalimentare è protetto da queste sigle che l’Unione Europea ha creato con lo scopo di definire protocolli e disciplinari di produzione a protezione delle eccellenze alimentari e a tutela dei produttori. Ma cosa indicano i marchi di qualità alimentare? Ve lo spieghiamo qui sotto.
DOC (Denominazione di Origine Controllata)
È la denominazione italiana usata in ambito enologico che certifica la zona di origine delimitata ai luoghi di raccolta delle uve usate nella produzione del vino che detiene il marchio. I vini con questa denominazione hanno un disciplinare di produzione molto rigido e sono messi sul mercato solo a seguito di accurati test sensoriali e chimici.
DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita)
Anche questo è un marchio tutto italiano riservato al mondo del vino. Potrete trovare la sigla DOCG su quelle etichette che hanno un nome geografico di una zona viticola o nella combinazione tra il nome storico del prodotto e il suo luogo di produzione. Prima di acquisire questo “titolo”, i vini sono sottoposti a rigide analisi chimico-fisiche e ad un esame organolettico indicato nel disciplinare stesso. Tutti i vini DOCG sono anche DOC da almeno 10 anni.
DOP (Denominazione di Origine Protetta)
È una delle sigle più conosciute e usate a livello europeo. La DOP conta circa 400 vini e 160 prodotti alimentari italiani. Si considerano DOP tutti quei prodotti le cui caratteristiche organolettiche sono attribuibili all’appartenenza di un determinato ambiente geografico. Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma sono tutti a marchio DOP.
IGT (Identificazione Geografica Tipica)
Fino al 2010 era la terza sigla dedicata al mondo dell’enologia. Oggi è stata compresa nel marchio IGP. Per avere questo riconoscimento, i vini devono essere prodotti con almeno l’85% di uve provenienti dall’area geografica indicata.
IGP (Identificazione Geografica Protetta)
Oltre 100 prodotti e oltre 100 vini italiani hanno questo marchio di qualità alimentare. Si tratta di un protocollo con disciplinari definiti che identificano che almeno uno dei processi tra prodizione, trasformazione ed elaborazione venga svolto nella zona indicata con metodologie specifiche. Questo significa che il prodotto in questione può anche provenire dall’estero, ma i suoi trattamenti devono essere svolti nell’area geografica indicata. Tra i prodotti IGP italiani ci sono la Mortadella Bologna e l’Aceto Balsamico di Modena.
STG (Specialità Tradizionali Garantite)
Questa è una delle sigle più ambigue perché garantisce il preciso metodo con cui il prodotto viene lavorato, ma non è legato alla sua provenienza.
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