Spazio Arena gremito a Identità Golose per il Brain Food Forum
Jessic Rosval ha quindi risposto offrendo un interessante cambio di prospettiva: "La vostra generazione - ha detto rivolgendosi ai giovani finalisti, seduti in platea al fianco dei loro mentori - è estremamente fortunata, siete svegli e avete accesso a mezzi di comunicazione e informazione che nessuno prima di voi ha avuto a disposizione. Usate quest’arma per comunicare le vostre idee e cambiare il futuro. Noi chef, da parte nostra, dobbiamo prendere atto dell'importante cambio di mentalità in atto. I giovani oggi vogliono, giustamente, sapere, vogliono capire, vogliono trasparenza. Hanno la consapevolezza di stare lavorando per noi ma anche per loro stessi. E quindi credo sia doveroso per noi adeguare il nostro modo di fare alla loro felicità".
Le ha fatto eco Viviana Varese: "Nello staff ci capita ogni tipo di situazione, gente che se ne va, gente che rimane poco, gente che va e poi torna. Bisogna essere bravi a cogliere ogni segnale da quel che accade. Certo, però, anch'io mi arrabbio quando non vedo la responsabilità che vorrei da parte di un mio dipendente. Sono convinta che come non debba mai mancare il rispetto delle persone così non deve mai venire meno il rispetto per l’azienda nella quale si lavora".
A caccia di talento
Ma in tutto questo scenario, che importanza ha il talento? E come lo si riconosce e preserva? Aprea non ha dubbi: “Il talento è solo uno degli ingredienti alla base del successo, ma non è tutto. Non può non esserci, ma al tempo stesso da solo non può bastare”. Sulla stessa linea anche Iannotti: “Il talento è la miccia che può ispirare uno chef, ma quel che serve davvero è la continuità, il volersi superare ogni giorno e lavorare tanto. Ogni ragazzo deve partecipare al progetto che decide di scegliere”.
Viviana Varese ha poi ampliato lo sguardo e la riflessione: “Il talento lo individui subito in un giovane, ma è la conoscenza che può portare un professionista a far scattare quella scintilla in più capace di far fare il salto di qualità. Bisogna studiare, tanto. Questo non si può evitare. Tuttavia sono convinta che vada messo da parte il concetto di sacrificio, perché i tempi sono cambiati. I giovani devono avere la volontà e la forza di vincere questo momento storico buio e noi cambiare come chef e imprenditori al loro fianco”. Donato Ascani ha infine rivolto il suo incoraggiamento prezioso ai giovani chef: “Non abbiate mai paura di sbagliare, perché è grazie ai vostri errori che imparerete e crescerete. E non perdete mai la curiosità, perché è la base di tutto. Cercate sempre nuovi stimoli, anche solo scambiando due chiacchiere con un vostro fornitore”.
Sala e cucina, un corpo e un’anima
La parte finale della conversazione ha visto poi spostare il focus sul binomio tra cucina e sala, due mondi “che sono una cosa sola, il concetto di considerarli divisi è ormai superato – ha annotato Iannotti – L’esperienza del cliente inizia quando decide di prenotare un tavolo e finisce ben dopo che se ne è andato, quando si risveglia il giorno dopo e realizza se ha digerito bene, quando racconta a qualcuno come si è trovato nel tal ristorante. Per questo è importante non trascurare nessun dettaglio, nel piatto come nel resto”.