In un episodio della serie podcast parla di mangiare da soli al ristorante. Cosa consiglia a chi proprio non ci riesce?
Di provarci! All’inizio è strano, ti senti osservato, ma poi diventa bellissimo: ti concentri sul piatto, sul servizio, ti godi il momento. Spesso il personale ti coccola di più. È un modo per conoscersi e stare bene con sé stessi. Io le emozioni più forti a tavola le ho vissute da sola.
Come riconosce il talento di un cuoco?
Non solo nella tecnica. Puoi avere un piatto perfetto ma senza emozione. Il talento è nel riuscire a toccarti dentro, farti sentire una storia e provare un’emozione.
Giochiamo a Fine Dining Conversations con Chiara Maci: per chi cucinerebbe, se potesse scegliere, e cosa servirebbe in tavola?
Il mio sogno irrealizzabile è Oriana Fallaci: è stata il mio mito assoluto. Le avrei fatto uno spaghetto al pomodoro, il piatto che mi riporta a casa. Mi piacerebbe avere a cena Roberto Saviano, per ore di chiacchiere e una genovese napoletana. O l’artista Andrea Berruti: lo immagino davanti a un tagliolino al tartufo parlando di arte e bambini.
Ha mai raccontato bugie a fin di bene ai suoi figli per farli mangiare?
Con Andrea, sempre! Pastina con verdure frullate che lui crede ceci (e non lo sa ancora). Bianca invece mangia di tutto, ha una curiosità incredibile anche su cose che io, alla sua età, non avrei mai osato avvicinare.
Se potesse tornare bambina per un giorno, cosa correrebbe a mangiare?
Gli Gnocchi alla sorrentina che mangiavo ovunque in Cilento e la cheesecake di mia mamma: quando la faceva era festa grande.
Può portare solo tre cibi su un’isola deserta. Cosa sceglie?
Pomodoro, mozzarella e basilico. Il sapore della mia Campania.
C’è un alimento che proprio non le piace?
Le ostriche. Ho provato, ma non c’è niente da fare: non mi vanno giù.
Ha un talento segreto che nessuno immagina?
Sono un’estetista mancata: capelli, trucco, manicure. L’ho sempre fatto sia per me sia per le mie amiche. Mi rilassa.
E un talento che invece vorrebbe possedere?
Saper dipingere davvero. Mia madre è pittrice, io me la cavo ma non ho “quel quid”. Però credo nel lavoro costante più che nel talento puro.
E infine, la domanda la rivolgiamo a lei: se la sua cucina fosse un suono, quale sarebbe?
Il “pippiare” del ragù che sobbolle e la moka sul fuoco. Due rumori che per me significano casa, infanzia, Sud.