I migliori 8 ristoranti di cucina kosher a Roma
I migliori 8 ristoranti di cucina kosher a Roma
Se c’è un posto dove si può assaggiare la migliore cucina giudaico-romanesca è certamente il Ghetto di Roma. Quello che anticamente era il quartiere in cui il popolo ebraico era letteralmente recluso (di notte si chiudevano i cancelli), oggi è una piazza vibrante, caratterizzata dai numerosi locali affacciati sul Portico d’Ottavia. Qui si possono assaggiare le specialità della cucina ebraico-romanesca e la maggior parte dei ristoranti servono cucina approvata kosher (o kasher), termine che in ebraico vuol dire “buono”, o “adatto”, ovvero consentito dalle regole alimentari prescritte dalla Torah.
Questo quartiere, ancora oggi è il fulcro della comunità ebraica ed è per questo che i locali kosher romani sono concentrati tutti in zona Portico d’Ottavia. Fanno eccezione solo alcuni indirizzi in zona Piazza Bologna, a due passi dall’università La Sapienza, dove si trova ugualmente una forte incidenza di esponenti della comunità ebraica.
È per loro che è fondamentale che i locali siano approvati dal rabbino, fermo restando che le ricette della cucina giudaico-romanesca piacciono proprio a tutti: dal carciofo alla romana alla concia di zucchine, dal tortino di aliciotti e indivia al cartoccio di fritti, dalla coratella con i carciofi ai rigatoni con la pajata (quest’ultimo piatto oggetto di lunghe dispute teologiche per la possibile presenza di latte in un piatto di carne, risolte con il via libera del rabbino).
BaGhetto
La storia di questo ristorante ebraico inizia negli anni Ottanta nella sede di via Livorno, nel quartiere di Piazza Bologna, a due passi dall’università La Sapienza. È in quegli anni che la famiglia Dabush risponde alla necessità della numerosa comunità romana di avere un punto di riferimento per mangiare fuori casa cucina kosher. Il menù è fedele alla tradiziona giudaica-romanesca, pur con le immancabili incursioni nella cucina tripolina e mediorientale. Nel frattempo, BaGhetto ha fatto molta strada, aprendo i due locali del Portico d’Ottavia, e conquistando in seguito anche Milano e Firenze.
Merita un cenno a parte BaGhetto Milky (via del Portico d'Ottavia, 2/A): chi conosce la cucina kosher sa quanto sia importante la regola per cui in un ristorante che serve carne non si può introdurre latte (e viceversa). Per questo la famiglia Dabush ha aperto nel 2010 un “ristorante di latte”, dove peraltro si mangia anche la pizza kosher. Sempre della famiglia, è anche l’indirizzo chiamato SuGhetto, sempre al Portico d’Ottavia, orientato come “ristorante di carne”.
BellaCarne
Cominciamo dal nome, che merita la spiegazione: BellaCarne non indica solo un ristorante in cui si mangia evidentemente la carne, ma è anche un vecchio modo di dire della comunità ebraica, per rivolgersi ai bambini in modo affettuoso. Qui la carne è protagonista e lo si capisce dal girarrosto all’ingresso. Inoltre ci sono i salumi fatti in casa (dalle coppiette alla carne secca, passando per la bresaola e la fesa di tacchino, ovviamente si tratta di salumi kosher, mai di carne di maiale) e pure i dolci sono di produzione propria. Essendo un ristorante di carne, sono banditi i latticini, ma questo non impedisce al menù di avere delle rivisitazioni dei piatti della cucina romana come amatriciana e carbonara, rielaborati seguendo le regole della kasherut.
Nonna Betta
Mangiando i carciofi in questo ristorante, Anthony Bourdain sentenziò: "La vita è troppo breve per sbagliare carciofo alla giudia”. Nonna Betta era la nonna del proprietario, Umberto Pavoncello, a cui lui deve il patrimonio di ricette della tradizione giudaico-romanesca che ha riportato nel suo menù, con quell’aggiunta mediorientale che caratterizza molta della proposta del Ghetto. D’altra parte la comunità ebraica è storicamente un mix di culture, che ha sedimentato nei secoli grandi connessioni internazionali. Altra certezza di questo ristorante sono i piatti di quinto quarto, ovvero le frattaglie. Un tempo considerati scarti, oggi la Pajata, il cervello fritto, la coratella con i carciofi sono riconosciuti come piatti prelibati.
Yotvata
Yotvata è il nome di un’oasi nel deserto del Neghev, in Israele, dove sorge un kibbutz. Ed è anche il nome di una famosa catena di ristoranti israeliana, a cui i proprietari del locale romano si sono ispirati. Qui però siamo perfettamente nel contesto, con un menù orientato sulla cucina giudaico-romanesca, ma di latte, a cui si aggiunge l’offerta della pizza kosher. Da segnalare che Yotvata è anche l’unico ristorante kosher che produce i suoi formaggi, in stile italiano, ma seguendo pedissequamente le regole della kasherut.
Fonzie The Burger's House
Hamburger o kebab? A via Santa Maria del Pianto, in pieno Ghetto, si trovano entrambi a pochi civici l’uno dall’altro. Il primo lo serve Fonzie The Burger’s House (che ha una seconda sede in via Catanzaro, zona piazza Bologna) e il secondo lo si trova da Oriental Fonzie. Entrambi sono caratterizzati dalla rigida selezione della carne, rigorosamente certificata kosher. Nel caso dell’hamburgeria si servono piatti in stile più americano, nel caso del kebab stiamo parlando di uno street food dall’ispirazione mediorientale. Salse artigianali, prodotti stagionali e nel caso del kebab anche la chicca dello spiedo di verdure (verza bianca, cavolo viola e pak choi) o di baccalà a rotazione.