Itadakimasu: la mappa di 5 (veri) ristoranti giapponesi da provare a Milano
Foto Savour.duo
Itadakimasu: la mappa di 5 (veri) ristoranti giapponesi da provare a Milano
Itadakimasu è uno di quegli intraducibili termini giapponesi. Si può adattare al nostro buon appetito (che guai a dirlo se siete a tavola con qualche esperto di bon ton), ma in realtà il suo significato è più profondo. Lo pronuncia chi si accinge a mangiare e ringrazia, ad alta voce, per il cibo. Milano ha una lunga storia con i ristoranti giapponesi anche se poi è stata travolta dal periodo buio del fenomeno dell’all you can eat che nulla aveva a che fare con la tradizionale cucina giapponese.
Come si fa a capire se stiamo entrando in un vero ristorante giapponese? Semplice, non troverete il salmone. Sempre più ristoranti giapponesi lo hanno eliminato (o si stanno adoperando per farlo) dal loro menu anche se spesso è difficile non accontentare una richiesta ancora troppo insistente. Qui il grande lavoro dobbiamo farlo noi clienti ed evitare di aspettarci un ingrediente così difficile e controverso iniziando a modificare abitudini alimentari che non fanno bene a noi e al pianeta.
Per gli appassionati di Giappone, o per chi volesse approcciarsi a questa cucina prodigiosa fatta di gesti e lunghe tradizioni, ecco la nostra mappa dei 5 (veri) ristoranti giapponesi da provare a Milano.
Hazama
Cominciamo con Hazama di chef Satoshi Hazama. Qui troverete la classica cucina kaiseki che affonda le sue radici nei pasti tradizionali giapponesi composti da diverse piccole portate. Satoshi san, classe 1984, ha imparato la cucina giapponese dalle nonne Teru e Tomi e dalla mamma Toshiko. Numerose sono le sue esperienze in Giappone, ma decide di ampliare la sua conoscenza gastronomica in Italia dove gira per diversi ristoranti prima di aprire il suo nel 2020. Ristorante Hazama è l’espressione della cucina tradizionale giapponese che incontra le eccellenze italiane senza privarsi dell’antica cultura gastronomica del Sol Levante. Ottima la classica insalata di patate, divina l’anguilla, perfetto il pollo fritto e sensazionale è il sashimi da cui si percepisce la prodigiosa abilità dello chef con il coltello che, a detta sua, è un prolungamento del suo stesso corpo.
Gastronomia Yamamoto
Se avete sempre sognato di mangiare in una casa giapponese, da Gastronomia Yamamoto potrete respirarne l’atmosfera attraverso il cibo. Poche sono le voci in carta, perché come a casa “si mangia quello che c’è”. Le portate principali variano leggermente a seconda delle stagioni, ma il contenuto è quello: ricette semplici e realizzate fedelmente secondo la tradizione giapponese. Buonissimo il curry giapponese (considerato il re del comfort food dai giapponesi) e ottima l’anguilla (unadon, servita su un letto di riso bianco e accompagnata con zuppa di miso e verdure sott’aceto a seconda della disponibilità del giorno). Da provare anche il katsusando, in carta dal 2016, cioè il sandwich con cotoletta di maiale croccante e salsa tonkatsu. Se volete provare qualcosa di veramente insolito, ma delizioso, optate per hiyashi chuka, gli spaghetti freddi alla giapponese creati da uno chef cinese in un noto ristorante a Tokyo nel XIX secolo.
Bentoteca
C’è un elemento che distingue la cucina giapponese da tutte le altre di matrice asiatica: la tecnica. Da Bentoteca troverete una cucina giapponese autentica nelle tecniche con una forte contaminazione mediterranea. Lo chef è Yoji Tokuyoshi (non ha di certo bisogno di presentazioni), e la sua creatività si esprime attraverso grandi piatti della cucina nipponica con ingredienti che incontrano la nostra cultura gastronomica. Un esempio è il katsusando con lingua fritta, maionese verde, cavolo viola e spinaci: qui si ritrova il piacere del classico sandwich giapponese con sapori che inevitabilmente ci riportano alle tavole piemontesi. Ottimi anche i sashimi abbinati agli ortaggi di stagione e Midollo e Shiokara: midollo cotto alla brace con calamari fermentati alla giapponese serviti con shokupan, il tradizionale pane al latte nipponico.
Kanpai
Foto Savour.duo
È la formula giapponese con cui si brinda alzando i calici, il nostro cin cin per intenderci. Kanpai si trova a pochi passi da Porta Venezia, e negli anni ha costruito la sua autorevolezza sia nella cucina giapponese che nel mondo del beverage. Numerosi sono i cocktail che si ispirano a questa cultura e significativa è la proposta dei sakè. Da Kanpai potrete degustare tanti piatti tipici della cucina giapponese come l’okomomiyaki, la tipica frittata di Osaka con cavolo e katsuobushi o i gyoza, i ravioli ripieni di carne di forma leggermente allungata. Da provare anche gli udon al garum di gamberi, una preparazione creativa dello chef che unisce l'antica tecnica del garum alla tradizionale pasta giapponese.
Una piccola nota di merito va al design che ritroverete soprattutto nei bagni dove a livello visivo e uditivo ritroverete molto delle (puntualissime) metropolitane giapponesi.
Waby
Foto: Courtesy of Waby
Interessanti i donburi di Waby, perfetti per un business lunch all’ombra dei grattacieli di piazza Gae Aulenti. Si tratta di grandi ciotole di riso bianco su cui vengono serviti anguilla, tonkatsu, ma anche pesce crudo a seconda della disponibilità del giorno. Le presentazioni sono impeccabili, tipico parametro della cucina nipponica che è pensata anche per soddisfare il senso della vista. Se amate la wagyu qui potrete farne incetta, la trovate infatti nella versione steak cotta a bassa temperatura o secondo la preparazione del sukiyaki, uno stufato accompagnato con uovo e tofu.