Quattro posti alla volta, un menu costruito su misura e un’esperienza gastronomica fatta di storie, incontri e vera ospitalità.
Negli ultimi anni abbiamo imparato a riconoscere cinquanta sfumature di ristorazione, ma ce n’è una che continua a conservare un fascino speciale: l’home restaurant. Una variante meno codificata, più personale, dove il gesto dell’ospitalità si spinge oltre i concetti canonici di sala e cucina per entrare nella dimensione più privata che esista, quella della casa.
La casa è uno spazio simbolico potente: racconta chi siamo, custodisce abitudini, oggetti, ricordi. È il luogo in cui si abbassano le difese, dove il tempo si dilata e l’accoglienza non è un “servizio”, ma un atto naturale compiuto per fare stare bene chi entra nel nostro spazio.
Ospitare qualcuno tra le proprie mura, farlo sedere al proprio tavolo, condividere spazi, tempi e gesti quotidiani è forse la forma più autentica di ospitalità. È proprio da qui che nasce DOV Home Restaurant, un’esperienza gastronomica che a Torino sceglie di mettere al centro non solo il cibo, ma le persone, le storie, il confronto e lo scambio di esperienze che prendono forma attorno a una tavola, anzi a un bancone.
DOV Home Restaurant: un progetto di vita prima ancora che di cucina
DOV prende forma in un piccolo appartamento nel quartiere Aurora, cuore multiculturale di Torino, dove le porte si aprono a un massimo di quattro ospiti per volta. Non esiste un menu prestabilito: prima dell’esperienza vengono raccolte esigenze, allergie e intolleranze, che qui non sono un dettaglio da gestire a margine, ma una parte reale e centrale della progettazione della cena (e soprattutto vengono prese davvero in considerazione).
Alla base del progetto DOV ci sono due radici: Gabriel Berisha e Chiara Landucci, due percorsi diversi che si incontrano attorno al cibo come linguaggio di relazione.
Gabriel porta in cucina un viaggio lungo dieci anni e oltre quaranta paesi in giro per il mondo. Nato in Albania (di cui mantiene la tradizione delle conservazioni e delle fermentazioni) e cresciuto in Val di Susa, ha attraversato cucine, culture e continenti (dalla Thailandia alla Nuova Zelanda, dal Messico all’Australia, passando per Grecia, Cina e Mediterraneo), raccogliendo frammenti, suggestioni e incontri. La sua non è una cucina citazionista: è una traduzione personale di ciò che ha vissuto, filtrata attraverso il territorio in cui ha scelto di mettere radici.
Chiara è l’anima dell’accoglienza. Sommelier, studiosa di filosofia del cibo, osserva, guida, ascolta. Cura il ritmo della serata, la tavola, l’atmosfera. Per lei l’ospite è sempre al centro, non come cliente ma come parte attiva dell’esperienza.
DOV non nasce per replicare un’idea di ristorante, ma per costruire un luogo di incontro dove il cibo è il punto di partenza, non il fine ultimo.