Ci sono luoghi in cui la cucina sembra respirare al ritmo della città che la ospita, senza però lasciarsi sopraffare dall’eco delle sue piazze affollate. Ai Mercanti si distingue proprio per questa capacità di offrire un’esperienza dove l’essenzialità dell’ambiente incontra una ricerca gastronomica mai urlata, ma profonda e consapevole. All’interno di una corte appartata, le luci morbide disegnano un’atmosfera riservata: pochi tavoli in legno, sedute accoglienti e dettagli di design che suggeriscono discrezione, lasciando che sia la cucina a parlare.
La chef Nadia Locatello guida la brigata con una filosofia improntata al rispetto della materia prima e a una creatività sobria, mai sottomessa alle mode passeggere. La stagionalità guida ogni scelta: erbe fresche, ortaggi locali e pesci della laguna vengono lavorati con una precisione che esclude ogni virtuosismo superfluo. I piatti alternano cromie delicate a impiattamenti sobri, dove ciascun ingrediente si riconosce per sapore e consistenza. In assenza di ricette iconiche universalmente attribuite al locale, ciò che colpisce è piuttosto la tenuta di una coerenza stilistica che si ritrova in ogni portata, presentata con cura senza mai scadere nell’ostentazione.
L’esperienza sensoriale è calibrata con attenzione: le fragranze leggere delle preparazioni accolgono l’ospite sin dal primo assaggio, mentre il ritmo della degustazione rispetta la naturale evoluzione del menu, che cambia con regolarità per seguire il ciclo delle stagioni. L’ambiente contribuisce a una dimensione raccolta e intima, invitando la conversazione sommessa più che il clamore.
La menzione nella guida Michelin sancisce una qualità che non si misura in fuochi d’artificio, ma nella costante affidabilità delle proposte e nella capacità di restituire, piatto dopo piatto, una definizione personale di cucina veneziana contemporanea. Ai Mercanti offre dunque non solo assaggi, ma una prospettiva narrativa che si riflette sia nella selezione degli ingredienti sia nell’approccio rigoroso di Locatello. Qui la cucina rivendica il diritto di essere ascoltata senza bisogno di dichiararsi spettacolo, lasciando all’ospite il piacere della scoperta.
