Addentrarsi da Ai Mercanti significa accedere a una dimensione gastronomica sottilmente defilata, quasi sussurrata, che rinuncia all’imponenza per privilegiare dialoghi intimi tra materia prima e contemporaneità. Il locale si svela agli occhi con uno stile discreto ma estremamente curato: soffitti in legno a vista, pareti di mattoni punteggiate da dettagli di design moderno e lampade dalla luce calda, in grado di creare un’atmosfera raccolta dove il tempo sembra rallentare. Il rumore ovattato dalle chiacchiere e la disposizione attenta dei tavoli contribuiscono a quella sensazione di sobria esclusività che ad Ai Mercanti si coglie fin dall’ingresso.
La cucina si rivela nel piatto attraverso una ricerca costante della qualità, che si affida all’inventiva più che alla spettacolarità. L’assenza di un unico volto chef – non giocata come dichiarazione d’intenti, ma piuttosto come rinuncia all’egocentrismo – si traduce in una proposta che lascia spazio all’evoluzione e alla curiosità. I piatti cambiano con le stagioni, seguendo la disponibilità dei piccoli produttori e l’ispirazione di una brigata che interpreta la cucina italiana senza dogmi, abbandonando la prevedibilità. Non si trovano cliché veneziani, né la riproposizione pedissequa di classici lagunari: nel menù prevale una lettura personale del territorio, dove ingredienti locali e suggestioni cosmopolite si intrecciano per dare vita a creazioni dal carattere sfumato e mai urlato.
La presentazione delle portate incarna il rispetto per la materia e l’attenzione per l’estetica, senza mai cadere nell’ornamento superfluo: ceramiche artigianali, composizioni essenziali e cromie naturali accompagnano accostamenti a volte sorprendenti, sempre giustificati da una coerenza di fondo. Le consistenze si alternano con bilanciata armonia, dando spazio a note vegetali, sapidità misurata e profumi intensi ma non invadenti.
Se dovessimo riassumere la filosofia culinaria, diventano centrali il rispetto della stagionalità, l’attrazione per l’ingrediente autentico e una continua voglia di approfondire, esplorare, senza mai tradire l’identità della casa. Ai Mercanti parla quindi a chi cerca una narrazione gastronomica che predilige la sostanza alle concessioni facili, affidandosi a un’equilibrata alchimia di intuizione e mestiere.
