Una volta varcata la soglia di La Bolla, la prima impressione è quella di un ambiente moderno, dove linee essenziali e tocchi di design si fondono a dettagli che rimandano alla tradizione campana. L’atmosfera, luminosa e conviviale, crea un equilibrio naturale tra contemporaneità e calore, riflettendo la visione di Simone De Gregorio, lo chef che ha plasmato l’identità della pizzeria. In questo spazio, la pizza non assume soltanto il ruolo di protagonista a tavola, ma viene elevata a forma di espressione personale e culturale.
Quello che distingue La Bolla è una ricerca costante nell’impasto: una consistenza ariosa e leggera, risultato di lunghe lievitazioni e di una tecnica meticolosa. Qui ogni boccone racconta di farine selezionate con cura, dall’aroma gentile e una fragranza mai invadente. La crosta lascia una delicata resistenza sotto i denti, poi cede svelando una sofficità sorprendente, che non appesantisce e lascia spazio ai sapori degli ingredienti presenti sulla pizza.
La carta segue il ritmo delle stagioni, con una selezione di materie prime che privilegia il territorio ma che, in alcuni casi, accoglie ingredienti più lontani in un dialogo raffinato con la tradizione napoletana. Le combinazioni non forzano la mano: è evidente la volontà di rispettare le radici pur esplorando nuove possibilità, senza mai tradire l’identità della pizza classica. Alcune varianti stupiscono per la delicatezza degli accostamenti, il modo in cui i profumi freschi delle erbe aromatiche si diffondono da una margherita appena sfornata o come la sapidità di un formaggio locale accompagna il pomodoro, mantenendo un bilanciamento sempre riconoscibile.
La presentazione dei piatti rifugge l’estetica eccessivamente costruita, ma ogni pizza arriva in tavola con un aspetto ordinato e invitante: il bordo ben alveolato, la superficie lucida per effetto di olii selezionati solo al termine della cottura, il motivo cromatico dei condimenti disposti con attenzione.
De Gregorio privilegia un approccio quasi artigianale, dove la precisione incontra l’istinto; se dovesse definire la sua filosofia di cucina, parlerebbe di rispetto per il prodotto e di desiderio di esprimere qualcosa di personale senza mai perdere di vista la digeribilità e la piacevolezza. Il risultato è una proposta che non rincorre facili effetti, ma lascia un’impronta sottile e duratura nella memoria di chi assaggia.
