L’atmosfera di Decimo Scalo cattura sin dal primo istante, avvolta da un equilibrio misurato tra un’eleganza sobria e una cordiale intimità che invita a soffermarsi sul piacere della scoperta. Gli interni si distinguono per linee pulite, superfici materiche e pochi elementi decorativi ben calibrati: un gioco di legno chiaro, qualche tocco di metallo scuro, luci soffuse che disegnano i volumi e una disposizione dei tavoli che privilegia la conversazione discreta. Questa sobrietà si riflette anche nell’approccio culinario, dove ogni piatto sembra trovare naturalmente il proprio posto, senza ostentazioni.
La cucina di Vittorio Vespignani e Maria Domenica Paone evita qualsiasi tentativo di catalogazione semplicistica. Gli chef hanno maturato una filosofia basata sull’ascolto attento della materia prima e sulla costante ricerca dell’equilibrio, prediligendo ingredienti scelti con scrupolo e preparazioni che puntano ad esaltare naturalezza e trasparenza dei sapori. Non emerge una sequenza di signature dish precisa, eppure ogni portata racconta una coerenza stilistica immediatamente percepibile: le verdure di stagione, trattate con rispetto quasi artigianale, restituiscono sapori netti, mentre i lievitati — curati con particolare attenzione nei processi di fermentazione — si distinguono per consistenza ariosa e fragranze profonde.
La presentazione dei piatti colpisce per una raffinata essenzialità: cromie misurate, porcellane dal design contemporaneo, composizioni che sembrano dialogare direttamente con i sensi, senza mai deragliare nel compiacimento estetico fine a sé stesso. Si avverte una solida padronanza tecnica, soprattutto nell’equilibrio tra consistenze e temperature, mai ridondante, capace piuttosto di nobilitare la semplicità. Il pane, fragrante e profumato di grano, funge spesso da sottile trait d’union tra le portate, accompagnando salse e piccoli assaggi senza mai sovrastare il palato.
La cucina di Decimo Scalo fronteggia il ricco canone gastronomico campano riconoscendo le suggestioni locali, ma senza vincolarsi a facili riletture della tradizione: ciò che emerge è piuttosto una precisa identità costruita sul rigore, l’osservazione e la selettività. Ogni dettaglio, dal taglio delle verdure fino alla disposizione degli elementi nel piatto, suggerisce una scelta consapevole, silenziosa, rispettosa delle stagioni e del lavoro umano dietro ogni ingrediente. Decimo Scalo è così uno spazio dove la cucina viene restituita alla sua essenza più sincera, accogliente e personale, priva di inutili sovrastrutture.
