Una sottile eleganza accoglie l’ospite appena varcata la soglia di La Veranda: lo spazio gioca su linee pulite e materiali naturali, un equilibrio di colori tenui che riverberano la luce del giorno sulle grandi vetrate affacciate sul lago. L’atmosfera suggerisce una tranquillità sofisticata, quasi come se la sala avesse scelto di parlare sottovoce, per lasciare spazio ai sensi mentre il panorama esterno aggiunge un sottile contrappunto visivo.
Nel cuore di questa cornice si snoda una cucina di taglio contemporaneo che ripensa la tradizione mediterranea secondo la sensibilità di Fabio Cordella. La sua filosofia si fonda su una ricerca costante della materia prima, seguendo il ritmo del territorio e delle stagioni: pesci d’acqua dolce, erbe spontanee, ortaggi dalla terra veneta. Il menu non si abbandona a virtuosismi esteriori; ogni preparazione mira a conservare l’identità del sapore primario, trovando un punto di incontro tra evocazione classica e leggerezza attuale. L’incontro tra terra e lago si fa materia di dialogo nei piatti, tra nuance verdi delle verdure fresche e profumi agrumati che trovano spazio discreto nell’impiattamento.
La presentazione dei piatti è curata, ma priva di eccessi decorativi: forme nette, colori vividi, consistenze studiate che suggeriscono una sapiente calibratura piuttosto che una ricerca dell’effetto. Nelle preparazioni, la stagionalità detta il ritmo, con ingredienti che cambiano e rinnovano costantemente il percorso del gusto: erbette leggere in primavera, note più pieni nei mesi più freddi. In sottofondo, una continuità tematica che si riflette anche negli abbinamenti aromatici, dove spezie ed erbe vengono usate con misura per sostenere – mai sovrastare – la materia.
Il segno distintivo di La Veranda rimane la capacità di trasmettere tensione tra memoria e modernità, orchestrando i sapori senza nostalgie ma con rispetto, lasciando spazio a una mediterraneità sottilmente filtrata dalla sensibilità attuale dello chef. Una cucina che evita soluzioni prevedibili e cerca, in ogni portata, una sintesi delicata tra identità territoriale e sguardo innovativo.