Nel momento in cui si varca la soglia di Opificio, ci si trova immersi in un ambiente che colpisce per il suo equilibrio tra raffinatezza contemporanea e accenti industriali ben calibrati: spazi ampi, linee pulite, dettagli materici come il legno scuro e l’acciaio spazzolato sottolineano la dichiarata centralità della materia prima. Una sala ariosa, appena modulata dalla luce soffusa, invita a soffermarsi sulle piccole cose: il sibilo della cucina a vista, il calore che si percepisce dalla brace, i riflessi color rame delle stoviglie sapientemente scelte. La cucina di Opificio mette in scena un dialogo diretto tra tradizione e modernità. Qui, la carne viene trattata con rispetto artigianale: le selezioni sono il frutto di una ricerca attenta, che privilegia filiere locali e tagli capaci di raccontare la profondità del territorio veneto. Il fuoco vivo della griglia non è soltanto tecnica, ma diventa elemento narrativo; le sfumature aromatiche delle carni, accarezzate dal fumo, conquistano già all’arrivo in tavola, quando i profumi di legna tostano l’aria. I piatti sono improntati a un’estetica essenziale e curata: porzioni pulite, colori che richiamano la terra e il raccolto, guarnizioni che aggiungono complessità senza eccessi. La presentazione riflette la filosofia dello chef, che ama definire la propria cucina come “un incontro tra memoria e sguardo contemporaneo”. Il lettore noterà nelle portate quell’equilibrio sottile tra rispetto per la rusticità dell’ingrediente—come nella costata alla brace con crosta aromatica, segnata dalla cottura precisa—e la volontà di rinnovare i contorni con inserti vegetali freschi e accostamenti mai scontati. Il ritmo dell’esperienza è scandito dal profumo persistente di legna, dalla consistenza decisa delle carni e dall’alternanza consapevole con piatti vegetali di stagione che alleggeriscono la sequenza. Da Opificio non si precipita nell’innovazione esasperata, ma si assapora una progettualità in cui la tecnica moderna serve il racconto del gusto. Essere inserito tra i ristoranti menzionati dalla Guida Michelin senza ostentare insegne o premi, delinea l’attitudine del locale: un luogo in cui l’essenziale della cucina si traduce in piatti schietti, mai banali, pensati per chi ricerca autenticità e qualità materica, in cui ogni dettaglio si ritaglia lo spazio giusto, lontano da eccessi e inutili sovrastrutture.
