Fra le pareti dai toni caldi e dal design essenziale, Osteria Fernanda rivela immediatamente un’identità ben definita. Luci soffuse accentuano dettagli di legno naturale e tocchi contemporanei, creando uno spazio dove la raffinatezza si percepisce nelle piccole scelte d’arredo e in una disposizione attenta dei tavoli, pensata per valorizzare la convivialità senza nulla togliere all’intimità.
Una volta accomodati, ci si accorge subito che qui la cucina rappresenta un linguaggio personale e ben affinato. Davide Del Duca, la mente creativa dietro ai fornelli, non punta all’effetto sorpresa fine a sé stesso, ma lascia trasparire una ricerca ostinata che si esprime nella precisione tecnica e nella chiarezza dei sapori. Ogni piatto arriva in tavola con una presentazione curata: nelle linee pulite e nei colori netti si indovina un’essenzialità voluta, mai ostentata, che lascia spazio alla materia prima selezionata con criteri rigorosi.
Il ritmo del menu segue il battito delle stagioni – nessun ingrediente appare per mera tendenza, ciascuno porta la propria storia e un ruolo ben definito nella costruzione del gusto, guidando il commensale in un percorso coerente. La cucina rivisita la tradizione con gesti misurati: il classico viene riconosciuto, ma sempre filtrato attraverso una consapevolezza contemporanea. Brodi, fondi e salse offrono profondità, mentre contrasti calibrati tra acidità e dolcezza rivelano un gioco equilibrato di sensibilità gustative.
La sensibilità di Del Duca si riflette nella volontà di restare fedele all’autenticità senza rinunciare a una personale evoluzione: uno stile che lui stesso definirebbe come espressione puntuale delle radici italiane, privo di sovrastrutture superflue, ma curioso nel cercare nuove direzioni. Il dialogo tra memoria e innovazione traspare anche nelle consistenze: croccantezze che si alternano a cremosità, note vegetali che convivono con elementi più intensi, in un equilibrio mai casuale.
A Osteria Fernanda, ogni assaggio invita a fermarsi, ad ascoltare l’eco di un sapere artigiano che trova la propria voce nel presente, esprimendo una cucina lucida, pensata e intimamente legata al tempo e al luogo. L’esperienza si distingue per rigore compositivo e carattere riconoscibile: un esempio di come la tradizione possa restare vivida nella contemporaneità.