Varcare la soglia della pizzeria di Palazzo Petrucci significa immergersi in un ambiente dove il design contemporaneo si fonde con piccoli riferimenti alla classicità napoletana. L’arredamento, essenziale e raffinato, crea un’atmosfera raccolta che invita a soffermarsi sulle sfumature di luce che accarezzano tavoli di legno chiaro, mentre alle pareti qualche dettaglio richiama i fasti storici del palazzo d’epoca che ospita il locale. Tuttavia, è la cucina a rivelare la natura autentica di questa insegna, guidata da una mano che interpreta la tradizione con rispettosa ambizione.
Alla base dell’esperienza si trova una filosofia che abbraccia il rigore classico e un continuo desiderio di evoluzione, senza cedere a mode effimere. La pizza qui viene lavorata con una cura quasi maniacale: colpisce al primo sguardo l’alveolatura generosa del cornicione, soffice, dorato, mai eccessivo. L’impasto si distingue per una leggerezza palpabile, frutto di lunghe lievitazioni che regalano una struttura fragrante ma mai pesante. Al tatto, la superficie è setosa, mentre il profumo – tra note di grano tostato e lievi sentori lattici – anticipa la semplicità che si fa complessità gustativa.
Il menu rispetta i canoni essenziali della scuola napoletana: la Margherita si presenta con una veste classicissima, dove la mozzarella di bufala si scioglie perfettamente su una passata di pomodoro vivace. Tuttavia, accanto ai capisaldi del territorio, si scorge un lavoro sulle materie prime che non si limita all’origine geografica: il pomodoro scelto per la sua dolce acidità, l’olio extravergine dosato con equilibrio, le verdure che rispecchiano la stagionalità locale. Il risultato è una pizza capace di parlare del territorio ma che non teme la sperimentazione ragionata, sempre nel rispetto della memoria gastronomica partenopea.
La visione dello chef, orientata verso un’artigianalità contemporanea, spinge la proposta a restare fedele alle radici ma senza rimanere inerte: ogni impasto racconta il passato, eppure accenna al presente con accenti discreti, mai invadenti. La presentazione dei piatti riflette questa filosofia: essenziale, pulita, affidando la scena principale al prodotto. In questo equilibrio di tradizione e attualità, la pizza di Palazzo Petrucci rivela una personalità precisa, senza eccessi né ripetizioni.