Lo chef Andrea Miacola
Finita l’Alma inizia a viaggiare. Va prima in Portogallo a Vila Joya dallo chef Dieter Koshina. È il 2015 quando partecipa alla S.Pellegrino Young Chef Competition per la prima volta, in Portogallo. Tappa successiva, l’Olanda, un’esperienza che ha lasciato un segno indelebile. Qui lo chef Jonnie Boer del tristellato De Librije lo inizia alle affumicature con il Big Green Egg, tuttora molto presenti nella cucina di Miacola, nonché a un nuovo modo di vedere i prodotti: usare il fresco quando c’è, conservarlo con le fermentazioni per quando non ci sarà. Ma, riflette, “in fondo non è quello che facciamo anche in Italia, a fine estate, quando si fa la salsa?”.
Boer gli fa da mentore per la seconda partecipazione alla competition, anno 2016, per il Benelux, ad Anversa. Qui Miacola capisce che la contaminazione è la chiave, ma è importante che ci sia anche la componente italiana: cucina un coniglio di Carmagnola, ci mette i pomodori del Vesuvio, ma interpreta tutto facendo un Tom Kha, ovvero un piatto thailandese. Il piatto funziona e Andrea arriva a Milano alla finale.
Il richiamo della Puglia nel profondo Nord
La conquista della finale milanese è stato il miglior piazzamento per Miacola, che in seguito ci riproverà nella competizione dei paesi scandinavi, in quota danese, arrivando secondo. E questa volta ancora di più ci mette le sue radici nel vero senso della parola: nel piatto ci sono le carote di Polignano. Un presagio, forse, la voglia di tornare in Puglia si fa sentire. “Ma non non mi sono mai curato troppo del risultato, ho sempre partecipato perché quelle per me sono state esperienze di confronto e di conoscenza. Per chi partecipa è l’occasione di farsi vedere, ma anche di leggere negli occhi degli altri colleghi un entusiasmo che ti dà una forza incredibile”.
Per lo stesso motivo dopo l’Olanda è andato a Copenhagen, dove ha lavorato con l’Era-Ora, in cui la sua italianità ha un ruolo fondamentale. Passa per il Geranium, poi l’esperienza più estrema in Islanda, qui conosce il foraging su coste asprissime, le fish factory, l’importanza dell’attesa e della capacità di organizzarsi con la materia prima, perché i rifornimenti arrivano una volta alla settimana.
L’ora di tornare a casa
“Alla fine però stavo accusando tutto questo Nord. Nei giorni in cui non tramontava mai il sole mi sentivo Checco Zalone nel film Quo Vado?”. Era l’ora di tornare a casa, a Vieste. Qui lo attendeva La Ripa, ristorante a conduzione familiare in cui oggi lavora con il fratello, la mamma, la compagna. Ma anche con una brigata di colleghi internazionali chiamati per la stagione.