Nel cuore di Vico Equense, Cerasè si fa spazio tra le insegne più interessanti grazie a un approccio gastronomico che affonda le sue radici nella tradizione, per poi spingersi con discrezione verso un’interpretazione personale della pizza contemporanea. Lo chef Michele Cuomo ha fatto della selezione delle materie prime il cardine della sua filosofia: farine scelte con cura, tempi di lievitazione calibrati al minuto e una costante attenzione nella lavorazione degli impasti, elementi che si percepiscono già al primo morso.
Appena si varca la soglia, l’ambiente esprime un’eleganza garbata, in equilibrio tra modernità e richiami alla classicità locale. Toni caldi, luci soffuse e dettagli in legno creano un’atmosfera raccolta ma mai austera, dove il profumo di pane appena sfornato non resta intrappolato in cucina, ma diventa parte integrante dell’esperienza. I colori neutri delle pareti dialogano con il verde delicato delle decorazioni, mentre il rumore attutito del forno a legna accompagna le conversazioni in sala.
La proposta gastronomica si concentra quasi esclusivamente sulla pizza, protagonista indiscussa e trattata con rispetto quasi devoto. Non ci sono distrazioni nel menu: la scelta verte su una rosa contenuta di impasti e farciture, ognuna studiata per esaltare i profumi dei prodotti selezionati. La crosta è soffice all’interno, con una superficie leggermente croccante, e i sentori di grano si fondono con la dolcezza delicata del pomodoro e l’aroma deciso di olii extra vergine d'oliva locali. Il risultato è una pizza che invita ad assaporare lentamente ogni boccone, lasciando spazio a un’interazione armonica tra la memoria dei sapori campani e spunti più attuali, frutto di sperimentazione coerente e mai eccessiva.
Michele Cuomo ama descrivere il suo stile come una ricerca continua di equilibrio: rispetto per la tradizione, certo, ma anche apertura verso tecniche e abbinamenti che aggiungono identità senza tradire le origini del piatto. L’esperienza da Cerasè non si esaurisce nella degustazione, ma si sviluppa in un racconto sensoriale dove il luogo, la cura nei dettagli e la fermezza della visione gastronomica dello chef costruiscono un dialogo silenzioso ma vibrante, capace di restare impresso alla memoria di chi cerca autenticità di gusto e solidità di pensiero.
