Sostenuto da una tradizione familiare che affonda le radici nell’identità gastronomica lombarda, Pierino Penati offre un’esperienza culinaria capace di tradurre la classicità in un racconto personale e coerente. Il passaggio di testimone a Theo Penati ha segnato una continuità attenta: lo chef mantiene saldo il legame con la memoria della cucina di territorio, rifiutando mode effimere o contaminazioni non dichiarate, pur non rinunciando a un’interpretazione consapevole e attuale delle ricette storiche.
L’ambiente suggerisce equilibrio ed essenzialità: le sale trasmettono calore senza compiacimenti, con una sobrietà che riflette perfettamente la filosofia del locale. Una luce soffusa si posa su tavoli impeccabili, dove ogni dettaglio sembra pensato per favorire la concentrazione su ciò che arriva dal pass: la materia prima. La presentazione dei piatti evita forzature artistiche eccessive; forme pulite, colori decisi, porzioni precise invitano a un’attenzione tutta rivolta ai profumi e ai sapori.
In cucina si afferma un rispetto rigoroso per la stagionalità e per gli ingredienti selezionati, privilegiando fornitori di fiducia e prodotti locali laddove il clima e il territorio lombardo concedono il meglio. L’intervento tecnico dello chef si manifesta nella padronanza dei fondi e delle cotture, nella capacità di estrapolare da ogni ingrediente la sua sfumatura più autentica. Ne risultano piatti che vibrano ancora dell’essenza delle materie prime, come certi arrosti tradizionali che al taglio rilasciano un profumo caldo e avvolgente, o preparazioni di pasta fresca che seducono per la regolarità della sfoglia e la profondità del ripieno.
La classicità, qui, non è mai staticità: si avverte una tensione verso il perfezionamento, una costante ricerca della precisione senza ostentazione. Il lavoro svolto da Theo Penati si esprime in piatti che non cercano il colpo di scena, ma piuttosto l’armonia, la persistenza dei sapori, la sobrietà delle composizioni. L’atmosfera raccolta, il silenzio che accompagna lo svanire dei profumi nel piatto, la cura riservata alla degustazione rendono ogni visita un esercizio di ascolto dei sensi, nel segno di una classicità raffinata e mai polverosa.
