Anche se arriva dal Giappone, non azzardatevi a chiamarlo sakè.
Lo shōchū è un distillato nipponico certamente meno noto ma con caratteristiche molto interessanti ed una versatilità che gli sta facendo riscuotere sempre più consensi in Occidente, anche grazie al mondo della mixology.
Ma di cosa si tratta esattamente?
Che cos'è lo shōchū?
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Generalmente distillato da orzo, patate dolci o riso, contiene di solito il 25% di alcol in volume. Talvolta deriva dalla distillazione del sesamo.
Gli appassionati lo sanno: capita di frequente di imbattersi in un shōchū multi-distillato, per un effetto più familiare (quello di un liquore europeo, che gradazione alcolica che può toccare il 35%). L'impiego ottimale, in questo caso, è in miscelazione, soprattutto con bevande a bassa gradazione o addirittura alcol free.
Differenze tra sakè e shōchū
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Ma la domanda sorge spontanea: che differenza c'è tre shōchū e sakè? Si parte proprio dalla lavorazione con cui si ottengono queste due bevande alcoliche. Il sakè, com'è noto, e fermentato, mentre lo shōchū prevede entrambi i processi: sia distillazione che fermentazione.
Questo fa sì che il sakè venga abitualmente (andando oltre a mode e sperimentazioni gastronomiche) venga consumato soprattutto durante il pasto, mentre lo shōchū si apprezza maggiormente in occasioni come l'after dinner.
La produzione di shōchū in Giappone
La sua produzione si concentra sopratutto sull'isola di Kyūshū, dove pare sia nato, ma ormai prodotto e ancor di più consumato in tutto il Paese.
La distribuzione ha solamente di recente visto incrementare notevolmente la sua presenza fuori dai confini nazionali.
Per produrlo si ricorre a distillazioni singole o doppie, il riposo viene effettuato in acciaio o legno (in particolare: le produzioni più pregiate invecchiano, proprio come il vino, in botti di legno).
E lo shōchū in Italia?
Come abbiamo detto, sono i mixologist più attenti ad aver posato gli occhi sullo shōchū, impiegandolo nelle loro creazioni.
Ma alcuni esperti hanno deciso di fare di più. Come nel caso della distilleria Ochiai che, strizzando l'occhio al grande apprezzamento che lo zenzero ha ormai da diversi anni, ha creato la nuova etichetta Ginger (che con un gioco di grafica vuole richiamare, senza troppo girarci attorno, il gin). Al distillato d'orzo in questo caso viene aggiunto appunto lo zenzero.
Proprio come un gin, che viene ricavato da alcol etilico di origine agricola e ridistillato con alcune varietà botaniche quali le bacche di ginepro, il Ginger Ochiai è un white spirits ideale per la miscelazione. Composto dal cereale saccarificato con un koji di riso Ginger Ochiai è stato pensato infatti per avvicinare gli estimatori di distillati come il gin).
Un primo approccio con il shōchū di grande gusto, che prepara ad approfondire (anche in purezza) questo nuovo trend alcolico con una bella storia alle spalle.
Come si beve lo shōchū
Lo shōchū, una bevanda alcolica giapponese, può essere gustato diluito con acqua o ghiaccio. Può essere servito freddo, a temperatura ambiente o leggermente riscaldato. Si sorseggia da bicchieri tradizionali giapponesi e può essere accompagnato da piatti leggeri.
Assaporalo lentamente per cogliere le sue sfumature di sapore. Lo shōchū può essere utilizzato anche come base per cocktail: sperimenta dunque con diverse diluizioni, temperature e accostamenti cibo-bevanda per trovare il tuo stile preferito.