Fra pareti essenziali e linee nette che richiamano l’eleganza sobria del design milanese, l’atmosfera al Felix Lo Basso si percepisce raffinata ma mai ingessata, resa viva da una luce calibrata che incornicia i tavoli, puntando tutto su un minimalismo che mette al centro la scena del piatto. I materiali scelti—legni caldi, tocchi metallici, tessuti delicati—dialogano con discrezione, invitando chi entra a prendersi il tempo di assaporare non solo il menu ma il senso stesso del luogo, sospeso tra modernità e memoria gastronomica.
L’offerta della cucina, guidata dalla mano esperta di Felice Lo Basso, si impone per una ricerca costante di equilibrio. La tradizione italiana emerge chiaramente, ma è sempre arricchita da accostamenti curiosi e soluzioni visive sorprendenti. Al centro della proposta, ingredienti selezionati con rigore: un carciofo cotto al punto giusto, magari avvolto da una punta di agrume; la pasta fresca dai riflessi dorati, che si fa interprete di una materia prima rispettata e reinventata. Le portate seguono percorsi che possono richiamare ricordi precisi—un brodo intenso, una crema setosa—ma sono mutate nella composizione, attraverso tecniche contemporanee che esaltano la naturalezza delle materie prime.
La creatività qui non si esprime mai in forzature: il pensiero dello chef, radicato nella tradizione mediterranea, si declina in un processo di sottrazione piuttosto che di accumulo. Ogni sapore, ogni consistenza, trova spazio in piatti dalle geometrie misurate, dove la cromia e la disposizione degli elementi contribuiscono in maniera sottile a una narrazione tutta visiva, prima ancora che gustativa.
Se la sala racconta un’ospitalità urbana e un’estetica attuale, nei piatti si percepisce la volontà di omaggiare la storia gastronomica italiana, pur senza nostalgia. Colpisce la costanza nel valorizzare prodotti locali integrati a ingredienti di eccellenza, con risultati che sorprendono per coerenza e pulizia nei sapori. Lo sguardo di Felice Lo Basso è teso sempre al presente, con una sensibilità che guarda avanti pur rispettando radici profonde: ogni esperienza a tavola racconta così una versione sfaccettata, personale e rigorosa della cucina d’autore contemporanea.
