C’è chi considera la cucina siciliana un universo di sfumature, e Il Molo ne è una delle espressioni più audaci e autentiche. All’inizio della sera, l’ambiente accoglie con una penombra discreta, in cui il chiaroscuro degli arredi in legno e la vetrata che fa filtrare l’ultimo blu del mare suggeriscono un legame intimo con il territorio. Qui, la sala si anima di suoni morbidi e profumi persistenti: l’intensità degli agrumi, il pane tostato, le note salmastre che anticipano l’arrivo dei piatti.
Lo chef Alfredo Lattuca preferisce raccontare la Sicilia scegliendo ingredienti che parlano da soli, lasciando che il gusto di ciascuna materia prima emerga con nitidezza. Il suo approccio non indulge mai all’ornamento superfluo: una foglia di basilico adagiata su una ventresca di tonno scottata instaura un dialogo diretto tra chi assaggia e le stagioni, tra chi cucina e la ricchezza del pescato locale. La sua filosofia si concentra su una visione lineare della cucina, in cui il rispetto delle tradizioni regionali si fonde con gesti misurati e contemporanei. Perfino la presentazione dei piatti riflette questa scelta, affidandosi alla pulizia delle linee e a richiami cromatici equilibrati piuttosto che a virtuosismi visivi.
Nella sala, la luce è calibrata sul bianco delle ceramiche, valorizzando la consistenza delle pietanze: il “moro” di seppia rievoca la terra siciliana, mentre la delicata aromaticità del finocchietto selvatico si fa sentire in sottofondo senza mai rubare la scena. Le portate si susseguono con una coerenza che racconta la stagionalità e la provenienza degli ingredienti; anche quando la carta non svela tutto, si percepisce una coerenza di pensiero che non ricerca mai l’effetto spettacolare, ma la sostanza.
Michelin ha riconosciuto una costanza precisa in questa proposta, premiando una cucina che, pur rimanendo fedele ai profili tradizionali dell’isola, sa interrogarsi e evolvere. Chi sceglie Il Molo trova un’esperienza in cui il dettaglio sensoriale accompagna ogni passaggio, e il paesaggio costiero filtra fino al piatto, sostenendo una narrazione gastronomica sobria, autentica e perfettamente integrata nella realtà siciliana di oggi.
